16-07-2015 Paola Pierotti 4 minuti

Se il mare è un luogo d’incontro: dai Docks di Marsiglia alle parole di Michela Murgia

Festival Architettura in Città a Torino. Sconfinamenti geografici: 5+1AA dialoga con la scrittrice sarda)

Il concetto di sconfinamento non riguarda solo gli spazi che ci troviamo ad occupare ma anche le vite delle persone. Chi nasce in un’isola ha dentro di sé una promessa di sconfinamento pronta per essere mantenuta. È un elemento di forza e non di fragilità, anche per chi non attraverserà mai il mare

Michela Murgia

A Marsiglia, a pochi passi dalle nuove architetture costruite per celebrare la Capitale della Cultura del 2013, sarà pronto per settembre il progetto dei Docks. Un edificio lungo 400 metri e alto 32 sta per essere completamente rigenerato con un mix di funzioni ideate per creare un racconto inedito per la città francese che negli anni più recenti sta ridefinendo la sua vocazione. Un progetto che porterà opportunità e ricadute sul tessuto esistente e sulla vita degli abitanti. L’architettura è stata sviluppata dallo studio genovese 5+1AA che ha lavorato attentamente per valorizzare il patrimonio e realizzare un edificio-filtro con un piano terra accessibile al pubblico e vissuto in tutte le ore del giorno grazie ad un mix di negozi, caffè, librerie, funzioni commerciali e altre per il tempo libero. A Marsiglia lo studio guidato da Alfonso Femia e Gianluca Peluffo con Simonetta Cenci ha lavorato sui bordi dell’edificio, lungo il perimetro, trasformando quello che oggi è un limite in un luogo da vivere e attraversare, e facendo delle quattro corti interne spazi inattesi, dove sono protagonisti la luce, i colori e i riflessi.

I Docks sono il simbolo di un progetto di “sconfinamento” che tesse interessanti relazioni tra la città e il mare. Non solo, i soci dello studio 5+1AA si sono formati a Genova “in una città che per natura è delimitata dal mare e dalla montagna, in una città – spiega Alfonso Femia – dove i confini hanno creato le condizioni per farne un luogo d’invenzione, di contaminazione e di continua sperimentazione culturale”.

A Torino gli architetti dialogano con la scrittrice sarda Michela Murgia, impegnata con la scrittura e la politica sul tema del limite e della libertà. “Il concetto di sconfinamento non riguarda solo gli spazi che ci troviamo ad occupare ma anche le vite delle persone. Fin dal primo momento gli isolani fanno i conti con il concetto di limite – spiega la scrittrice -. Per noi è come avere un terzo muscolo allenato al salto: chi nasce in un’isola ha dentro di sé una promessa di sconfinamento pronta per essere mantenuta. È un elemento di forza e non di fragilità, anche per chi non attraverserà mai il mare”. Con il blog o con la narrativa Michela Murgia ha sperimentato in questi anni che la comunicazione è quanto di meno confinabile possa esistere e boccia qualsiasi distinzione tra blogger e scrittore: “L’essere umano è fatto per il multitasking e la complessità”.

Nel DNA di 5+1AA e di Michela Murgia, con l’architettura e con la scrittura, si rintraccia il tema dello sconfinamento geografico.

Per gli architetti Genova è confine per l’Europa e il Mediterraneo, e come prima base oltre confine hanno scelto Parigi: “baricentro europeo – la definisce Femia – interessante per dialogare con il Nord Europa e l’Africa”. Ecco che oggi 5+1AA è al lavoro quindi in città come Parigi e Bordeaux ma anche a Tangeri, Algeri, Istanbul e il Cairo.

Michela Murgia guarda con interesse al tema della città e del costruito e dice che “chi progetta spazi, progetta comportamenti. Mi interrogo spesso su questi ultimi che sono alla base dei miei personaggi, e non di rado mi capita di riflettere sul ruolo dell’architetto o della committenza che condivide le scelte strategiche. Per me lo spazio viene prima di tutti gli altri temi e penso quali espressioni dell’organizzazione sociale siano riflesse in opere che noi definiamo di rara bellezza. Dietro il monumento in una piazza c’è l’orgoglio di un signorotto, dietro un palazzo il potere di una famiglia. Ecco che mi chiedo “Che bellezza stiamo costruendo oggi? Come rispondiamo all’autorappresentazione collettiva?”.

Oltre lo sconfinamento c’è il dialogo. E qui 5+1AA è particolarmente impegnato nel far interagire aziende, artigiani, muratori e curatori “perché idee e materia non possono che lavorare insieme. La materia – dice Femia – è espressione del saper fare, inventare, dialogare con la storia, con l’industria. Bisogna abbattere i confini contaminando le fasi di ideazione e costruzione, e rimettendo al centro il progetto e il processo”.

Murgia nei suoi scritti parla di inclusione, nomadismo e fuga, di chi varca il mare e “di chi si confronta con quello che c’è oltre il limite, limite spesso solo immaginato” dice. Per la scrittrice sarda l’architetto è custode delle responsabilità tra spazi pubblici e privati, è chi si interroga sull’armonia tra pieni e vuoti, “ma nel nostro Paese prevale una carenza narrativa a tutti i livelli: gli architetti – dice nello specifico – spesso dimenticano che la narrazione pubblica di quello che fanno è parte della costruzione. Non possono esistere luoghi senza relazione narrativa con le persone che li vivono”.

Alfonso Femia. I Docks a Marsiglia. (il video del Festival di Torino)

Michela Murgia. Il senso della parola 'confine'. (il video del Festival di Torino)

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Paola Pierotti
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