20-02-2015 Paola Pierotti 5 minuti

Dal Cile alla Turchia (con tappa a Venezia per Condotte Immobiliare). Ecco l’Expo di FM Ingegneria

Favero: "Il Padiglione della Cina è uno dei più arditi dal punto di vista architettonico e ingegneristico: strutture in elevazione in acciaio e copertura in legno lamellare"

"Expo offre una panoramica eccezionale sull’industria delle costruzioni, dall’uso dell’acciaio al calcestruzzo, dal legno ai tessuti. Qui la situazione è particolarmente felice perché molti architetti internazionali si sono relazionati con tecnici italiani e spesso proprio in piccoli studi e aziende del nostro Paese si sono evolute e ingegnerizzate grandi idee"

Sandro Favero

Da Venezia a Milano per Expo 2015. FM Ingegneria è al lavoro a Marghera nella costruzione del padiglione Acquae Venezia progettato da Michele De Lucchi per Condotte Immobiliare, ed è impegnata nel cantiere di Rho Pero nell’ingegnerizzazione e nella direzione lavori di diverse strutture. L’ingegner Sandro Favero è stato coinvolto in uno dei progetti più complessi qual è quello della Repubblica Popolare Cinese firmato da Yinchen Lu con lo studio Link-Arc, sta collaborando con Nussli per il padiglione del Cile e sta seguendo la direzione lavori del padiglione della Germania.

Ingegnere, come avete iniziato la vostra avventura nel mondo Expo 2015?
La prima opportunità concreta ci è arrivata dal Cile, attraverso un contatto con Ugo Silano (Progettisti Associati Architettura srl) local architect dello studio di Cristián Undurraga che ha elaborato il progetto. La struttura del padiglione consiste in due semplici elementi sovrapposti ma dal punto di vista tecnologico il progetto è interessante per l’uso del legno lamellare. La nostra sfida è stata quella di trovare una soluzione capace di rispondere all’esigenza di voler mostrare molto legno e poco acciaio. FM Ingegneria è stata incaricata per lo sviluppo del progetto esecutivo delle strutture e degli impianti, per la direzione specialistica delle strutture, per l’acustica, la prevenzione incendi e la sicurezza, un mix di attività che in generale abbiamo proposto anche agli altri Paesi che ci hanno interpellato.

Più precisamente, qual è il vostro ruolo nei progetti di Expo 2015?
In linea di massima siamo stati coinvolti per ingegnerizzare i progetti elaborati da progettisti dei diversi Paesi che avevano presentato soluzioni preliminari, senza una definizione in termini di strutture e impianti. Forti del nostro know how e del lavoro svolto negli anni al fianco di architetti italiani e internazionali, siamo riusciti in breve tempo a sviluppare al dettaglio una decina di progetti che dovevano passare in fretta dalla carta al cantiere.

FM Ingegneria è stata contattata dagli architetti, dai costruttori o direttamente dai Paesi?
Per il Cile siamo stati coinvolti dallo studio locale milanese, per il Messico (progetto di Francisco Lopez Guerra Almada e Jorge Vallejo) e la Germania (Lennart Wiechell, Schmidhuber, Milla & Partner) siamo stati chiamati dal general contractor Nussli. Per la Germania in particolare ci è stato affidato l’incarico per la direzione lavori dal momento che il progetto era già stato sviluppato molto precisamente dallo studio tedesco. Per il padiglione della Coca Cola (progetto Peia Associati) l'incarico è arrivato dal pm MCM Franco Mialich che ha gestito tutti i pacchetti di gara, compresa la progettazione, per conto della società PSLive Italia. Ancora, per la Cina siamo stati contattati direttamente dai committenti cinesi, anche grazie a conoscenze dirette di FM Ingegneria per lavori sviluppati da Pechino negli ultimi anni.

Gli addetti ai lavori sostengono che il padiglione della Cina sia uno dei più complessi, perché?
Effettivamente è una delle strutture più ardite che io abbia visto nel cantiere Expo, sia dal punto di vista architettonico che strutturale. Gli architetti di New York insieme a quelli di Tsinghua University hanno sviluppato il concept con dei consulenti americani ma la grande copertura ondulata sorretta da una struttura in legno e acciaio è arrivata vicina al cantiere con molte carenze dal punto di vista progettuale: è servito un lavoro di mesi per sviluppare l’esecutivo di questo progetto così complicato, con le strutture in elevazione in acciaio e copertura in legno lamellare.

Anche questo padiglione è pensato per essere riciclato o riusato?
Tutte le strutture essendo costruite a secco potranno essere smontate. Sicuramente sarà più facile per altri padiglioni come quello del Cile, del Messico o della Coca Cola per citarne alcuni che abbiamo sviluppato noi come FM Ingegneria.

Altri vostri progetti per Expo?
Abbiamo collaborato alla progettazione del Cluster del Montenegro e per il Future Food District di Carlo Ratti da costruire dentro un edificio che già esisteva nell’area. In questo caso abbiamo realizzato una scatola nella scatola, una struttura in acciaio con la pavimentazione in legno. Stiamo seguendo anche il padiglione della Turchia: qui la sfida è cominciata tra fine dicembre e inizio gennaio, una corsa per supportare Alessandro Rosso Group che è il main contractor dell’operazione, anche in questo caso abbiamo ingegnerizzato il progetto redatto da uno studio turco.

Il vostro studio è diventato in pochi mesi un hub internazionale, con contatti che vanno dal Cile alla Turchia, dalla Cina al Messico, come riuscite in questa impresa?
Siamo diventati effettivamente un centro di smistamento tra l’Italia, l’Expo e i diversi progettisti che hanno sedi all’estero. Siamo in contatto costante attraverso teleconferenze. Skype e GoToMeeting sono due strumenti eccezionali, abbiamo ottimizzato gli incontri e siamo sempre aggiornati con tutti gli attori del progetto.

Incarichi diretti da parte di Expo?
Abbiamo vinto l’appalto per l’allestimento interno del Padiglione Italia, per l’allestimento dei pannelli multimediali, delle telecamere, dell’illuminazione, abbiamo fatto il capitolato e il programma di montaggio e realizzazione per conto di Expo.

E a Venezia cosa state facendo?
Il padiglione Expo Venice che diventerà il nuovo spazio polifunzionale costruito per Expo 2015. E' in costruzione a Marghera a ridosso del Parco Tecnologico Vega, si tratta di un padiglione di 14mila mq di superficie progettato da un team guidato da Michele De Lucchi e promosso da Condotte Immobiliare. Dopo l'evento Acquae Venezia potrà ospitare convegni in una sala da 3500 posti e attività espositive con 7000 persone in piedi.

Complessivamente, una sua riflessione su Expo?
Ci sono davvero molti progetti affascinanti. Se tutti avessero avuto più tempo, con meno ansie si sarebbe potuto lavorare più tranquillamente, ma l’Italia è questa e siamo conosciuti anche all’estero perché sappiamo concludere le cose rapidamente e in situazioni d’emergenza. Sicuramente ci apprezzano meno per l'organizzazione e la programmazione.

Expo è anche un trampolino per nuove opportunità di business?
Sicuramente abbiamo allargato la nostra rete, abbiamo conosciuto molte aziende che operano in Italia e soprattutto in Lombardia, aziende che lavorano in tutto il mondo e dimostrano qualità tecnologiche e tecniche uniche. Expo offre una panoramica eccezionale sull’industria delle costruzioni, dall’uso dell’acciaio al calcestruzzo, dal legno ai tessuti. Qui la situazione è particolarmente felice perché molti architetti internazionali si sono relazionati con tecnici italiani e spesso proprio in piccoli studi o in piccole aziende italiane si sono evolute e ingegnerizzate grandi idee.

 

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Paola Pierotti
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