All’Aquila si lavora al nuovo Prg e da fine anno uno sportello per le iniziative dei privati
Intervista a Enrica De Paulis, nuovo dirigente del Comune per la ricostruzione pubblica e per il patrimonio
"L'auditorium di Renzo Piano lo gestisco personalmente con la mia struttura ed è effettivamente uno spazio vitale molto richiesto da tutte le associazioni. Questa architettura ha effettivamente valorizzato un pezzo di città, quello a ridosso della Fontana Luminosa. Lì i giovani si ritrovano e c'è un po' di vita. Le altre architetture costruite nella città sono frammenti: la differenza non la fa il singolo edificio. Se non recuperiamo il tessuto urbano non riusciremo a recuperare il tessuto sociale"
A cinque anni dal terremoto, il sindaco Massimo Cialente scrive all'Ue per chiedere che i fondi destinati alle calamità naturali restino fuori dal patto di stabilità. "Non è possibile che una regola di bilancio, un frutto di una burocrazia a volte senz'anima, possa essere più importante dell'uomo, del cittadino colpito da un dramma collettivo, del futuro di un insieme di abitanti dell'Europa unita" scrive Cialente in una lettera al presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e ai capi di Stato e di governo.
All'Aquila c'è un problema di risorse ma si lavora anche per correre ai ripari da una ricostruzione fatta per frammenti. Da qualche mese c'è un architetto, Enrica De Paulis, che lavora al fianco del sindaco Cialente e che con il suo staff sta cercando di mettere in atto politiche e azioni volte a recuperare gli 'errori' fatti, lavorando anche su un'idea di città che guarda al suo futuro.
In attesa della visita del premier Matteo Renzi annunciata per la metà di ottobre, il sindaco dell'Aquila ha scritto a Bruxelles "nella considerazione che si fa largo da tempo che l'unica speranza per la ricostruzione dell'Aquila che nel 2015 non ha fondi certi, è che l'Europa sblocchi la questione della possibilità di sforare il patto di stabilità per le calamità naturali". Nella lettera Cialente illustra a Juncker la situazione a cinque anni e mezzo dal sisma del 6 aprile 2009: "Il terremoto considerando gli abitanti di tutto il cratere sismico e gli studenti universitari provenienti da altre città, provocò 309 vittime, oltre 2000 feriti e oltre 140.000 sfollati". E ancora: "L'Unione Europea riconobbe lo stato di emergenza prelevando dal fondo di solidarietà ben 496 milioni di euro che, solo in parte, permisero di affrontare un'emergenza che tuttora permane, poiché assistiamo ancora oltre 17.500 sfollati, nel solo Comune dell'Aquila". Cialente ricorda il rientro in casa di circa 45.000 persone nei primi 24 mesi. Poi la ricostruzione delle case crollate nella periferia e la restituzione dell'alloggio ad altre 10.000 persone, oltre al recupero del patrimonio storico ("La seconda città d'Italia per edifici vincolati"). "Ora la fase cruciale", per una città di oltre 70mila abitanti e quarta città universitaria d'Italia.
L'Aquila ha bisogno di risorse e progetti. L'architetto De Paulis è il dirigente del settore ricostruzione pubblica e patrimonio all'Aquila. Ecco la sua fotografia della città, le emergenze, le miopie, le opportunità.
De Paulis è un architetto originario dell'Aquila che ha lavorato negli ultimi anni a Roma in due grandi studi italiani, prima One Works e poi Nemesi. Quando ha iniziato a lavorare in Comune e come ha trovato la città a cinque anni dal terremoto?
Ho iniziato a lavorare a giugno, dopo una selezione per curriculum e colloquio. Ero l'unica donna e architetto, in una short list di uomini e ingegneri. Sono stata assunta a tempo determinato come dirigente di un settore che si occupa della ricostruzione di tutti gli edifici di proprietà comunale e della manutenzione degli edifici pubblici, delle strade, del verde. Ci occupiamo degli espropri e della gestione del patrimonio che ci la regalato la Protezione Civile (gli alloggi del progetto CASE e i MUSP, moduli ad uso scolastico provvisorio).
Da aquilana dopo il terremoto ho frequentato poco la città perché ero addolorata nel vedere una città così massacrata. Ora sono tornata con l'idea di poter in qualche modo contribuire a far rinascere una città bellissima ancora in ginocchio. Oggi al posto della città c'è un buco nero enorme, come se si fosse rotto qualcosa e si vedessero intorno i frammenti: scuole, negozi e uffici si sono polverizzati nel territorio. La sensazione è quella del "morto in casa": il buco nero del centro storico non si frequenta più, ci si gira intorno; si sono persi i riferimenti, non si sa dove trovare una farmacia o l'ufficio postale.
In questi cinque anni il centro storico è stato chiuso, presidiato dalle forze dell'ordine, c'è qualche segnale di cambiamento?
Si ci sono dei cantieri aperti nell'asse centrale. Alcuni edifici sono già stati ristrutturati e stanno emergendo dei gioielli: il terremoto sta restituendo ambienti del '400 e del '500 che nel '700 erano stati nascosti. Alcuni edifici sono già pronti per essere ri-abitati. Ai Quattro Cantoni la Fondazione Rivera ha restaurato palazzo Fibbioni che sarà dato in comodato d'uso al Comune.
Ci sono frammenti di architettura contemporanea che sono stati realizzati all'Aquila in questi anni, tra gli altri l'auditorium di Renzo Piano o le scuole progettate da Corvino+Multari o ancora la chiesa di Citterio & Partners. Hanno fatto la differenza?
L'auditorium di Renzo Piano lo gestisco personalmente con la mia struttura ed è effettivamente uno spazio vitale molto richiesto da tutte le associazioni. E' un luogo di aggregazione fondamentale, perfetto per gli eventi che è stato utilizzato sia all'interno che nello spazio esterno. Questa architettura ha effettivamente valorizzato un pezzo di città quello a ridosso della Fontana Luminosa, dove oggi i giovani si ritrovano e c'è un po' di vita.
Le altre architetture costruite nella città sono frammenti ma la differenza evidentemente non la fa il singolo edificio. Se non recuperiamo il tessuto urbano non riusciremo a recuperare il tessuto sociale.
Dal tuo punto di vista, quali sono le miopie che gravano in un grande progetto di ricostruzione all'Aquila?
La cosa più eclatante che vivo personalmente e che raccolgo dalla voce di cittadini è intellettuali è la scelta di aver deciso di demolire e ricostruire quello che c'era dov'era. E' stata un'occasione persa. Sono consapevole delle difficoltà ma potevano fare buona architettura di qualità invece di demolire edifici degli anni '70 e di ricostruirli con la stessa bruttezza.
Oggi qualcosa è cambiato? Si sta lavorando ancora per frammenti o sta maturando un'idea di città?
Si sono avviate le attività di progettazione per il nuovo Piano regolatore che dovrà sostituire quello degli anni '70. Stiamo lavorando con un'unità trasversale coinvolgendo i diversi settori, facendo tesoro dei diversi ambiti di competenza. Un'idea unitaria e condivisa di città ancora non c'è ma siamo al lavoro: sicuramente non dovremo più procedere per frammenti, stiamo ragionando per definire un piano unitario anche per le scuole, i servizi, gli spazi verdi.
De Paulis ha una solida esperienza negli studi professionali. Qual è il rapporto con la burocrazia e le norme stando dall'altra parte della scrivania?
La giungla delle norme è un problema anche per chi sta all'interno delle Pa. Faccio un esempio: occupandomi del progetto Case, poche settimane fa ci siamo trovati di fronte al crollo di un balcone di una struttura prefabbricata in legno. Avremo dovuto dare subito l'incarico per la perizia e poi all'impresa, ma avere a che fare con la normativa del Codice degli Appalti così complessa, è impossibile fare una programmazione realistica. E poi ci sono i ricorsi dei privati. Non si riesce a dare risposte in tempi certi. E quando parliamo di ricostruzione pubblica in tanti casi ci sarebbero anche le risorse, ma resta difficilissimo muoversi appunto nella giungla delle norme.
Reali opportunità di lavoro all'Aquila ce ne sono?
L'Aquila è il più grande cantiere d’Italia. Ci sono opportunità per costruttori e imprenditori, chiediamo e chiederemo proposte. Entro fine anno voglio aprire uno sportello dedicato al Project Financing per dare risposte a richieste e proposte da parte di costruttori e imprenditori rispetto a ipotesi di sistemazione di immobili lesionati o possibili e alternative possibilità di utilizzo. Puntiamo sul coinvolgimento dei privati per infrastrutture e servizi di pubblico interesse.
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