23-05-2014 Paola Pierotti 1 minuti

Lezione Oskar Hansen: chi usa lo spazio è coautore del progetto

L’architetto polacco è conosciuto per la sua sperimentazione fondata sul disegno di padiglioni espositivi)

La prima volta che ho sentito parlare di Oskar Hansen è stato in una libreria di Londra. Sbirciavo da un po’ tra gli scaffali quando il commesso del negozio, senza mostrarmela, iniziò a descrivere una rara quanto costosa monografia su un architetto polacco che dal 1948 al 1950 visse a Parigi dove studiò con il pittore Ferdinand Léger e lavorò con Pierre Jeanneret, cugino di Le Corbusier.

Il libraio mi disse che, dopo la guerra, Hansen tornò in Polonia per laurearsi e contribuire alla ricostruzione. Ancora studente, vinse alcuni concorsi di progettazione con idee tanto innovative quanto in contrasto con i rigidi dettami del realismo socialista.

Dopo aver addirittura subito un processo per il quale rischiò l’espulsione dall’università, Hansen si rifugiò nel proprio studio concentrandosi sulla pittura e le forme spaziali. Costretto a disegnare padiglioni espositivi, ne fece il luogo di sperimentazione della sua teoria sulla Forma aperta, che prevedeva la variabilità del progetto per poter accogliere il successivo intervento dei fruitori che diventavano così coautori dello spazio.

La teoria fu presentata ufficialmente nel 1959, durante il CIAM di Otterlo, accolta con entusiasmo dai giovani architetti che avrebbero in seguito costituito il Team X e il Groupe d’Etude d’Architecture Mobile.

Era intanto giunta l’ora della chiusura e della monografia su Oskar Hansen neppure l’ombra.

Ripiegai così su un volume dedicato ai progetti di Yorke Rosemberg Mardall. Ma questa è un’altra storia.

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Paola Pierotti
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