21-09-2022 Paola Pierotti 5 minuti

Utopian Hours 2022: le sfide dell’urbanistica e i nuovi mestieri “urbani”

Appuntamento a Torino per imparare come essere protagonisti del cambiamento

I cambiamenti urbani non avvengono se non c’è un sostegno da parte delle comunità, delle persone che vivono i luoghi.
Luca Ballarini

Community making, ecologia urbana, mobilità, data urbanism, uso temporaneo e riuso, architettura resiliente, città femministe, soluzioni post-Covid, utopie e immaginazioni. Lungo l’elenco di temi che raccontano quali sono gli ingredienti delle città dell’oggi e del prossimo domani. Argomenti che si traducono in politiche, e poi ancora in azioni e progetti, e che richiamano alla memoria immagini a tutti note come quella della High Line di New York o nuove pubblicazioni come il “Survival of the city” di Edward Glaeser. Dalla vita su Marte all’attivismo sul campo, da Mumbai a Rotterdam, una galassia di temi e protagonisti che danno il senso del progetto Utopian Hours.

Utopian Hours, terzo atto. Appuntamento a Torino dal 14 al 16 ottobre per l’evento promosso da Stratosferica. «Si tratta della chiusura di una trilogia partita nel 2020 – racconta Luca Ballarini, ideatore di Utopian Hours, il primo festival internazionale di city making in Italia – quando prima della pandemia abbiamo lanciato il tema “the city at stake”, aprendo un dibattito sulla città messa in discussione sia in termini di forma fisica che di forma di governo, e più in generale considerando quella libertà che questa richiama come luogo dove esprimersi al meglio. L’anno successivo abbiamo proposto un format provocatorio contro quell’ideologia imperante – spiega Ballarini – della città dei 15 minuti. Abbiamo rilanciato con “la città dei 1000 minuti”, delle 16 ore, concettualmente estendendoci all’Europa, a quel grande spirito comunitario che connota l’essere cittadini, oltre i confini amministrativi». Sottotraccia l’idea che «la città è ovunque», «intanto si continua a far riferimento ai 17 goals dell’Onu, si parla della riduzione dell’impatto delle città, nel frattempo la specie umana sta urbanizzando il mondo, ahimè – commenta Ballarini – costruendo centri urbani tutti nello stesso modo, con un’esasperata cementificazione, senza progetti di sostenibilità e resilienza, senza visione di lungo periodo». Da qui il terzo atto: saremo otto miliardi di persone e dovremo ragionare su “8 miliardi di città” (che è il titolo dell’edizione 2022 di Utopian Hours), «un altro salto di scala, tendendo possibilmente verso idee di città a misura di ciascuno di noi», posti ideali.

Lontano dall’idea di un convegno, da tutto quello che ha un’aura accademica, da un appuntamento con delle ricette precostituite, Utopian Hours è un laboratorio di idee che parte dalle pratiche. «Non una visione omologata, ma proposte in direzioni divergenti e a volte anche contrastanti. Per fare un esempio, si pensi al tema della mobilità sostenibile e delle auto elettriche, non senza considerare il gap infrastrutturale». Particolare attenzione si dedica all’equità sociale, guardando con curiosità (e qualche interrogativo) a soluzioni come Oceanix (già illustrato nella prima edizione del festival) o della nuova The Line, quella città lineare e intelligente proposta in Arabia Saudita a Neom che sta facendo molto discutere per il suo approccio avveniristico: grandi utopie non per tutti.


La kermesse sarà un laboratorio di idee che parte dalle pratiche e sposta il focus sul citizen-making.


Utopian Hours sposta il focus dal city-making al citizen-making andando a studiare e raccontare come la cittadinanza possa avere un ruolo attivo. «Non basta occuparsi dell’hardware della città fisica – dice Ballarini – i cambiamenti urbani non avvengono se non c’è un sostegno da parte delle comunità, delle persone che vivono i luoghi».

Le politiche urbane si arricchiscono di contenuti e, da tutto il mondo, arriveranno a Torino esperti e protagonisti del cambiamento già in atto. Tra i tanti ospiti Scott Francisco, co-fondatore dell’organizzazione Cities4Forests, che racconterà il funzionamento di questa realtà unica nel suo genere. La mission? Più legno certificato in città; più forza alle comunità che curano le foreste. Il modello di Cities4Forests unisce due ecosistemi opposti (quello della città e quello delle foreste) per sostenere entrambi e la piattaforma unisce oggi già più di 70 città, Torino compresa.

© Utopian Hours

L’impegno di questa rete internazionale nasce dalla consapevolezza che il benessere delle città e dei cittadini è sempre più connesso allo stato di salute delle foreste. Il link è diretto da quelle pluviali ai parchi cittadini, con benefici che parlano di miglioramento della qualità dell’aria e delle acque, resistenza climatica, biodiversità.

Spazio all’architettura ma soprattutto a quei professionisti che hanno tentato strade di sperimentazione, ibride e creative com’è per 51N4E che è più di uno studio di architettura. Il collettivo belga, infatti, si distingue per l’impegno nel dare forma a “paesaggi performativi” e “infrastrutture adattative”. «L’approccio bottom-up alla pianificazione e all’architettura trova in Bruxelles (il nome del collettivo riprende le coordinate geografiche della città) soltanto un primo punto di partenza. Tra i loro interventi più celebri – spiegano da Stratosferica – c’è la trasformazione di piazza Skanderbeg a Tirana che ha cambiato un vuoto urbano nel nuovo centro della città. A colpire è la filosofia del giovane team che si articola a partire dal concetto di contrasto nei processi di progettazione: si può partire dall’opposizione per dare vita a nuove esperienze e forme di convivenza collettiva? I processi diventano spazi di apprendimento, il design uno strumento di incertezza produttiva».

Best of Italian city making. A Torino quest’anno spazio anche all’Italia con un progetto co-creato con Anci e Urbact. Una serie di tematiche che tengono insieme «città e metaverso», «città sospese, con luoghi abbandonati e incompiuti», «città senza uffici, con riferimento al nomadismo digitale e allo smart working post pandemia» animeranno la giornata di venerdì 14 ottobre dove uno dei panel è dedicato ai sindaci, a chi guida le città «facendo i conti con l’impoverimento delle casse pubbliche e con le tante responsabilità giuridiche».

La città è anche il luogo dei mestieri del futuro. E gli ospiti di Utopian Hours ne tracciano un panorama variegato dove la parola chiave è “multidisciplinarietà”. «Se oggi si rimane fermi nelle categorie professionali date, si è già impaludati. Sociologia, antropologia, filosofia sono dei motori per i processi di place-making» dice Ballarini. E con uno sguardo ai giovani il messaggio diventa invito «siate creatori di contenuti intorno ai temi della città, partecipate facendo tesoro delle buone pratiche, di chi ha già testato sul campo idee e soluzioni».

Foto di copertina © Utopian hours

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • Al via le iscrizioni per il Fiabci Prix D’Excellence Award Italia 2024

  • Rigenerazione urbana, la lezione delle ex Reggiane spiegata dal sindaco

  • A2A Headquarters, Milano, render by ACPV ARCHITECTS

    Tutti gli ingredienti di un buon progetto. Intervista a Patricia Viel

  • Rigenerazione più coraggiosa per le periferie, Rampelli: «Stop al dogma del consumo di suolo»