03-08-2022 Fabrizio Di Ernesto 2 minuti

Utopian hours 2022: un mondo di otto miliardi di città

La nuova edizione del festival si terrà dal 14 al 16 ottobre a Torino

Luca Ballarini e Giacomo Biraghi hanno presentato la sesta edizione del festival internazionale di city making organizzato da Stratosferica intitolata “A world of 8 billion cities” che si svolgerà dal 14 al 16 ottobre 2002 a Torino presso la Centrale della Nuvola Lavazza.
Presentando la kermesse, Biraghi ha spiegato come quest’anno chiuda la trilogia dedicata ai centri urbani, «avviata nel 2020 con l’edizione intitolata in modo provocatorio “la città è messa in discussione – the city at stake”. Tema scelto perché stavano emergendo i temi legati alla densità, dove la libertà di creare economia garantita per lungo tempo iniziava a scricchiolare».

Da parte sua Ballarini ha aggiunto che: «Ci si è interrogati se la città abbia ancora senso, o se questo concetto fosse un po’ in bilico. Era l’anno in cui è esplosa la pandemia e molti principi fondativi sembravano veramente essere messi in discussione».

«Nel 2021 abbiamo portato sul tavolo un’altra provocazione con “One thousand minute city” in netta contrapposizione a quella dei 15 minuti» continua ancora Ballarini. «In qualche modo abbiamo provato ad immaginare se dopo 2.000 anni di storia dei centri abitati fosse possibile disaccoppiare lo spirito urbano, quello che fa essere ognuno di noi cittadino, con la forma – precisa Biraghi – quindi fondandone una ovunque ci fosse almeno una persona». Nelle intenzioni dei due direttori la prossima edizione servirà per entrare in una nuova dimensione quella che vede non solo otto miliardi di persone, ma anche altrettante città ponendo quindi al centro dell’attenzione il singolo «come se ci fosse – sottolinea Ballarini – un luogo ideale per ognuno di noi».

Illustrato anche il parterre degli ospiti della tre giorni, cui prenderanno parte: Edward Glaeser, economista ed esperto di sviluppo urbano della Harvard university che partirà da alcune considerazioni storiche per spiegare che la città non è finita dopo il Covid; Amanda Burden già alla guida del Department of city planning di New York; Liam Young architetto e regista nonché fondatore di Tommorrow’s thoughts today, un think tank focalizzato sul ruolo e l’impatto delle nuove tecnologie nelle nostre società; Majora Carter urban strategist; Vera Mulayani che si definisce “marschitect” e realizza prototipi di città marziane per capire come gli esseri umani possano adattarsi ad ambienti estremi e ostili.


Con questa edizione si chiude la trilogia dedicata alla città ed ai suoi mutamenti iniziata nel 2020.


Tra i professionisti che si alterneranno sul palco Markus ElKatsha del Mit media lab che si occupa di affrontare le sfide globali che attendono il mondo urbano; il collettivo di architettura 51N4E rappresentato da Dieter Leyssen e Arya Arabshahi; Robert Stephens che presenterà 200 progetti mai realizzati per la città indiana di Mumbai studiati con il fine di mutarne potenzialmente e profondamente la fisionomia; Kristian Koreman di Zus (Zones urbaines sensibles); Scott Francisco di Cities4Forests che parlerà della sostenibilità del legno nella città e Katrina Johnston-Zimmerman, fondatrice di Women led cities initiative.

Render Italvolt a Torino © Italvolt

Spazio anche ai progetti. Nel corso del festival saranno presentati anche i progetti Berlin autofrei di Nina Noblè che punta a chiudere la capitale tedesca al traffico veicolare rendendola una grande isola pedonale, e Italvolt di Lars Carlstrom che vuole realizzare a Torino la più grande gigafactory in Europa per la produzione di batterie per auto.

In copertina: la locandina © Utopian hours

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Fabrizio Di Ernesto
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