Urbanpromo 2022: l’abitare sostenibile protagonista delle politiche urbane

13-10-2022 Paola Pierotti 6 minuti

Dalla partnership pubblico-privata al rating di valutazione dei progetti

Il nostro Paese sconta l’assenza di una struttura ministeriale dedicata alla casa, il ministero dell’agenda urbana non esiste, ma in questi anni l’abitare è stato rimesso al centro.
Barbara Casagrande

L’abitare sostenibile è il trend dell’edizione 2022 di Urbanpromo, che quest’anno ha scelto come location la Cascina Fossata di Torino: la rappresentazione tangibile di un progetto di rigenerazione urbana dove cultura e abitare sono i driver, un progetto di recupero che unisce socialità e polifunzionalità in una nuova realtà; una cascina che oggi offre 105 unità abitative e 55 camere di hotel, con spazi aperti resi vivi dalla presenza attiva della comunità, intergenerazionale e multietnica. Quello dell’housing è un tema caro da sempre all’iniziativa promossa da Inu e Urbit che quest’anno ha evidenziato tra le parole chiave l’impatto e la sua costruzione, il rapporto con la città, il mix di prodotti e servizi, la misurabilità del valore, il mix di competenze in campo, l’immancabile “sostenibilità” nelle sue tante declinazioni e con riferimento ai tre pilastri Esg.

Abitare sociale. È tempo di bilanci e di sfide. Costante e puntuale il confronto sul tema del rapporto tra pubblico e privato, anche mettendo in evidenza l’impegno del governo per concretizzare il Programma Pinqua per la qualità dell’abitare (che l’anno scorso è stato il protagonista di Urbanpromo con la #maratonaPinqua) con riferimento ai tentativi di coinvolgimento del privato, pur nel rispetto delle norme previste dal Pnrr. Barbara Casagrande direttore del Mims è intervenuta nel dibattito ricordando che «la sua direzione generale ha erogato ad oggi 280 milioni per il Pinqua, il 10% dei 2,8 miliardi previsti (partendo da un’iniziativa da 800 milioni). Complessivamente – racconta il direttore – le proposte sono 159, ma i cup (il codice unico di progetto che identifica le iniziative d'investimento pubblico, ndr) sono molti di più, sulla piattaforma sono quasi un migliaio i pagamenti effettuati con solo riferimento al Pnrr». Iniziative legate all’abitare che devono essere aggiunte a tante altre che avanzano contestualmente, con altre risorse. «Il nostro Paese sconta l’assenza di una struttura ministeriale dedicata alla casa, il ministero dell’agenda urbana non esiste, ma in questi anni l’abitare è stato rimesso al centro facendo rete con le Regioni e gli enti locali, attivando l’Osservatorio sulla condizione abitativa insieme all’Istat e promuovendo il partenariato tra pubblico e privato, cercando di occuparci dell’anello ultimo della catena». Ecco che mentre Cdp annuncia l’avvio del Fondo Nazionale dell’Abitare Sostenibile (Fnas) – la fase due del modello già applicato nel social housing attraverso il Fondo Investimenti per l’Abitare (Fia) – promuovendo interventi immobiliari fino ad 1 miliardo di euro caratterizzati da un elevato impatto sociale sul territorio e focalizzati sulle “3 S” dell’abitare sostenibile (social, student e senior housing) Barbara Casagrande anticipa l’interesse a collaborare «per proporre un’interazione tra edilizia pubblica e statale, ad esempio a partire dalla valorizzazione di tante caserme nei centri città, da aggiornare».

Altro approfondimento quello legato al ruolo delle fondazioni bancarie, con l’affondo di Carlo Borgomeo, presidente Fondazione con il Sud con specifico riferimento alle risorse previste per il recupero dei beni confiscati, 300 milioni di euro stanziati dal Pnrr. «Per fare rigenerazione urbana si parte dalla motivazione delle comunità locali, è gravemente sbagliato occuparsi dei beni confiscati occupandosi solo dei muri. Meglio non fare un bando se l’obiettivo è solo quello di ristrutturare. La ristrutturazione senza valorizzazione ha un esito devastante». Dura critica alle scelte del governo sul tema specifico, ricordando che sono 35mila gli immobili confiscati di cui solo mille sono valorizzati. «Si potrebbero accorpare altri fondi, ma soprattutto valorizzare il ruolo del terzo settore».


Serve un’interazione tra edilizia pubblica e statale, ad esempio partendo dalla valorizzazione di tante caserme nei centri città.


Sergio Urbani per Fondazione Cariplo replica aggiungendo che «il Pnrr ha provocato una sana crisi d’identità alle fondazioni bancarie, nate come charity delle banche, evolute con l’erogazione di contributi a sportello, via via educate con bandi e tecno-strutture – ha spiegato Urbani – le Fondazioni sono diventare sempre più progettuali, misurando investimenti di impatto, senza mai andare in supplenza del pubblico. Analizzando il Pnrr ci siamo resi conto che l’80% della nostra attività come fondazione incrociava quei temi». Una costatazione sul ruolo delle fondazioni per le ricadute sul welfare e le infrastrutture sociali, con qualche critica rispetto a bandi come quello dei borghi , per cui si è preferito investire 40 milioni su un solo comune, piuttosto che rilanciarne molti, con budget dell’ordine di 3 o 4 milioni, e con qualche slancio ad esempio appoggiando l’investimento per la creazione di comunità energetiche (che il Pnrr finanzia con 2,2 miliardi di euro).

Cascina Fossata

Focus sul tema della sostenibilità con un continuo rimando ai criteri Esg (e al Gresb) e alle questioni legate alla sostenibilità, ma soprattutto sui dati. Avanzi spa, con un team coordinato da Davide Dal Maso ha presentato nella cornice di Urbanpromo Socialhousing gli esiti di un primo lavoro di ricerca su “come si misura l’abitare sociale”. «Valutare è necessario, dobbiamo ricondurre i concetti legati all’abitare a parametri oggettivi. È un atto di onestà – dice Dal Maso – per andare oltre la dichiarazione di intenti. Bisogna dare oggettività agli obiettivi dichiarati». Questo rating è di fatto il primo rapporto che viene fatto a fronte del programma degli investimenti di housing sociale promossi da Cdp: uno strumento che compara 94 iniziative portate avanti dal 2018 al 2021, 5 anni di valutazione per 13 fondi gestiti da 4 sgr. Si mettono a confronto qualità ambientale e sociale, confrontando la crescita nel tempo o l’eventuale diminuzione dei valori. Tra i dati emerge ad esempio che dei 10mila alloggi inclusi in questo studio, il 60% sono già costruiti; per quanto riguarda la distribuzione, le iniziative si concentrano nel Centro-Nord, il 50% sono in Lombardia e Toscana e Milano spicca con 17 operazioni; oltre il 70% si trova nei capoluoghi di provincia. «Per quanto riguarda le tipologie edilizie, l’87% dei casi analizzati riguarda superfici di nuova costruzione mentre solo il 13% – dicono i dati riportati da Avanzi – è frutto di recupero o ristrutturazione».

Cascina Fossata

Dall’analisi puntuale dei dati, si evince che i gestori vengono premiati per il loro impegno a progettare e realizzare iniziative di alta qualità e a perseguire il miglioramento continuo delle prestazioni sociali attraverso una gestione proattiva; il beneficio è tangibile per gli abitanti che ricevono un mix di prodotti e servizi di alta qualità e prezzo ragionevole; ancora, come compensazione del costo aggiuntivo (social performance fee) gli investitori ottengono un rendimento maggiore in termini di tasso di insolvenza più basso, tasso di occupazione più elevato e conservazione del valore patrimoniale nel tempo. Questo l’identikit delle iniziative di alta qualità. E Avanzi stila una lista degli effetti relativi alle politiche pubbliche: il Fia è stato in grado di trovare una risposta credibile alla domanda abitativa della cosiddetta “zona grigia”; con la leva sul denaro pubblico si sono attivate partnership innovative coinvolgendo investitori privati guidati dal settore pubblico nella governance e nella gestione della catena del valore; in merito ai vincoli finanziari si ricercano soluzioni creative sia a livello tecnico che gestionale; vengono premiati sperimentazione e gestori sociali che integrano la dimensione tecnica e sociale nella gestione immobiliare; fondamentale rimane il ruolo dei servizi complementari all’abitare.

In copertina: Cascina Fossata

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • Rigenerazione urbana, la lezione delle ex Reggiane spiegata dal sindaco

  • A2A Headquarters, Milano, render by ACPV ARCHITECTS

    Tutti gli ingredienti di un buon progetto. Intervista a Patricia Viel

  • Rigenerazione più coraggiosa per le periferie, Rampelli: «Stop al dogma del consumo di suolo»

  • Con l’architettura, per prendersi cura delle città