Urbanistica: decidere quale città e avviare un confronto con il Governo

25-10-2021 Paola Pierotti 7 minuti

A 80 anni dalla legge 1150, CeNSU, INU e SIU chiamano a raccolta associazioni e professioni tecniche

Subito al lavoro per condividere i principi, integrando le voci di urbanisti, delle professioni tecniche, delle imprese, e dei Comuni che poi avranno le maggiori responsabilità. La fase due sarà quella di scrivere le norme applicative dei principi.
Armando Zambrano

A chi serve la città?” è il titolo del libro che raccoglie alcune conversazioni con Marina Dragotto, pubblicato da ZeL. “Le città sono la soluzione” è un’altra recente pubblicazione che propone un viaggio nell'Italia dei comuni innovativi, curato da Simone D'Antonio e Paolo Testa. Ancora, “Miracolo nelle città” è il titolo di un articolo di Stefano Cingolani pubblicato su Il Foglio il 18 ottobre, un’indagine tra il mondo e l’Italia, con alcuni appunti per i nuovi sindaci.

Le città sono al centro del dibattito, durante il lockdown sembrava fossero destinate all’abbandono (tanto c’era lo smart working), ma non è stato così. Città, aree interne, borghi, coste sono finite sotto i riflettori. Sisma e dissesto idrogeologico sono temi che vanno trattati con urgenza al pari di quello climatico e quello legato alla salute delle persone. Urge una nuova ridefinizione urbana per ricostruire relazioni tra l’uomo e la natura, come ha fatto osservare in questi mesi il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, dedicato alle Comunità Resilienti. Ma come coniugare l’azione della pianificazione urbana con la programmazione economica? Quale il ruolo per il pubblico e quale per il privato? Come trovare un lessico comune, tenendo conto di linguaggi plurali? «Il territorio come bene comune» ha ricordato Dionisio Vianello è l’ambito di riferimento, quello dove «la rigenerazione urbana – ha spiegato invece Patrizia Gabellini – deve essere un’opzione pervasiva e ad ampio spettro, dall’intervento sull’edificio per la riqualificazione energetica al riuso di un’area dismessa, dalla re-infrastrutturazione di un territorio, alla costruzione di territori urbanizzati, senza alcuno scollamento quindi tra rigenerazione e consumo di suolo, due facce della stessa medaglia».

 

Il Centro Nazionale di Studi Urbanistici (CeNSU), l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e la Società Italiana degli Urbanisiti (SIU), oggi guidati rispettivamente da Paolo La Greca, Michele Talia e Maurizio Tira, hanno convocato a Catania (22 e 23 ottobre) le associazioni del settore e gli ordini professionali, per sollecitare l’urgenza a delineare una nuova legge di principi per il governo del territorio, “una riforma abilitante” l’ha definita Talia, imbastendo un primo dialogo con Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, che in questo contesto ha annunciato il suo impegno per rimettere al centro della discussione l’Agenda urbana. «Come si fa a progettare delle opere senza un’idea di come sia organizzato il territorio? – se lo chiede lo stesso ministro – esiste una Strategia nazionale delle Aree interne e non c’è per le città. Stiamo lavorando su più fronti – ha aggiunto – abbiamo inserito nel nostro ministero una direzione per le politiche urbane e abitative che non c’era: il Programma Pinqua per la qualità dell’abitare ha aumentato la sua dotazione finanziaria e ci sono centinaia di progetti pronti al decollo».

L’Agenda urbana quindi, aspettando una nuova legge Urbanistica. Con la “rigenerazione urbana” («il cui disegno di legge è fermo da due anni in Parlamento, ma per il quale anche il Governo sta lavorando, con una prospettiva pluriennale» ha detto lo stesso Giovannini) da considerare come metodo di lavoro, e il “consumo di suolo” come obiettivo condiviso.

Azioni a due velocità. Il punto critico, espresso da CeNSU, INU e SIU, è il disallineamento tra le scadenze tassative imposte dalle implementazioni del Pnrr e i tempi, inevitabilmente più lunghi, necessari alla predisposizione e poi alla discussione e approvazione di un nuovo impianto urbanistico. «Nella consapevolezza però del rischio che l’accelerazione dei processi decisionali metta a repentaglio alcuni fondamentali strumenti di tutela dell’ambiente, del territorio e della stessa concorrenza tra le imprese che operano nel settore della trasformazione urbana e delle infrastrutture – dicono gli urbanisti – è necessario puntare anche su obiettivi di breve termine che, senza interferire con il “cantiere” della legge del governo del territorio, possano mettere in sicurezza lo stesso e contestualmente la fattibilità degli interventi del Pnrr». Gli urbanisti e le professioni tecniche impegnate sui temi della valorizzazione del territorio si sono dette pronte a supportare il Governo, anche rilevando che «al momento, per quanto riguarda il Pnrr – ha detto Mauro Francini, nel suo ruolo di coordinatore della commissione CeNSU, INU e SIU – manca una cabina di regia dei decreti che fa il Governo e di quelli a cura dei singoli ministeri».

Il piano urbanistico come quel luogo dove le diverse strategie vengono declinate, e quindi con la capacità di indirizzare le opere della struttura amministrativa che hanno a che fare con temi che spaziano dall’ambiente alla mobilità, dai lavori pubblici alle politiche sociali.


Uno strumento strategico, una cornice capace di accogliere progettualità che tengano conto della complessità dei luoghi.


Tra le priorità e le urgenze, emerse nell’appuntamento di Catania: l’impegno a gestire lo stock crescente di informazioni in tempo reale (con ricadute anche sulla gestione di processi partecipativi e di monitoraggio delle procedure); la flessibilità («magari dicendo cosa non fare – ha detto Giovanni Montresor – per lasciare aperta la sperimentazione sul cosa si può fare»); la semplificazione (pensando ad esempio alla ridefinizione dell’iter di approvazione degli strumenti di pianificazione, piuttosto che al rafforzamento dello strumento della conferenza dei servizi anche come strumento decisionale); l’impegno nei confronti di una rinnovata cultura della domanda (anche con attività di formazione a cittadini e stakeholder perché non si sostituiscano al team di progetto).

Attendendo i tempi giusti, ponendo le basi per un percorso solido, scatta anche l’autocritica per motivare associazioni e professionisti a lavorare con un approccio condiviso. «Sentendo il ministro, abbiamo capito che la questione della legge urbanistica, nei termini in cui la volevamo porre, non è una priorità – ha sintetizzato Armando Zambrano, presidente Cni – c’è il fiato dell’Europa sul collo e l’esigenza del Paese oggi è un’altra. Senz’altro andranno avanti le leggi sulla rigenerazione urbana e il consumo di suolo, spendibili immediatamente nella logica dell’avvio di utilizzo delle risorse. Nel frattempo, però, attiviamoci per superare le tante ideologie (non politiche ma sull’uso, sulla forma, sul destino delle città ad esempio) presenti all’interno delle nostre associazioni e istituzioni. Mettiamoci quindi subito al lavoro per condividere i principi, integrando le voci di urbanisti, delle professioni tecniche, delle imprese, e dei Comuni che poi avranno le maggiori responsabilità. La fase due sarà quella di scrivere le norme applicative dei principi».

Una lettera, un tavolo di lavoro permanente ma anche “una proposta di articolato”. Maurizio Tira rilancia «per incidere sull’operato del Ministero, dobbiamo fare una proposta di articolato altrimenti rimarremo irrilevanti. Al netto di una capacità di vision che devono avere gli amministratori (frutto di una formazione mirata nel saper gestire la cosa pubblica), anche con la capacità di saper scegliere quali siano i progetti importanti e quelli meno (e sui primi bisogna fare di tutto per accelerare i tempi); al netto dell’urgenza e necessità di rafforzare gli staff degli enti locali (anche riconoscendo economicamente le responsabilità); e ancora (citando Francesco Miceli, presidente del Cnappc) formando sul progetto e non solo sulle norme. Cinque le proposte di articolato – proposte dallo tesso Tira a Catania – subito con la riforma della fiscalità e adottando strumenti come il land value capture (citando Stefano Stanghellini, presidente di Urbit); una norma di semplificazione dei quadri conoscitivi (semplificazione per non produrre documenti inutili); una terza norma necessaria è su flessibilità, usi temporanei, bonifiche e strumenti intermedi (quando servono si fanno, altrimenti niente); quarta norma sull’interdipendenza tra piani generali e settoriali; e ancora urgente una norma sulla revisione degli standard, prestazionali (a valle di un’analisi attenta delle esternalità della trasformazione urbana)».

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Paola Pierotti
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