27-11-2020 Chiara Brivio 6 minuti

Torino, rush finale per Green Pea (visita in anteprima di PPAN)

Dal cantiere offsite alla scelta dei partner ‘eco’: il nuovo manifesto di Oscar Farinetti è pronto per l’opening

Rush finale per Green Pea, il nuovo department store eco-sostenibile voluto dal patron di Eataly, Oscar Farinetti, e sviluppato dalla newco Eataly Real Estate. L’apertura (Covid permettendo) è in programma per il prossimo 8 dicembre. PPAN ha visitato il cantiere, vedendo in anteprima gli ultimi ritocchi anche per gli allestimenti interni. Quello di Green Pea è un concept innovativo dove tutto l’edificio, dall’involucro al contenuto, è stato ideato in chiave eco-sostenibile, per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Si tratta di un polo commerciale, ma che ambisce a generare anche consapevolezza nei visitatori sull’eco-sostenibilità, e sulle risorse naturali, grazie anche agli spazi didattici localizzati al piano terra.

Un pool di professionisti green. I progettisti del complesso sono ACC Naturale Architettura Cristiana Catino Negozio Blu Architetti (Gustavo Ambrosini, Paola Gatti, Carlo Grometto), due studi torinesi che avevano già firmato il primo Eataly del Lingotto di Torino, del quale Green Pea vuole essere continuazione ed evoluzione ideale (e materiale, visto che i due edifici sono adiacenti). Progettisti specializzati sui temi della bioarchiettura e dell’edilizia green, a cui sono stati affiancati anche giardinieri ed agronomi.

Il progetto. Una superficie costruita di 15mila mq distribuiti su 5 livelli, per 25 metri di altezza, per un investimento complessivo di 50 milioni di euro, e un cantiere che è durato solo 24 mesi, dal dicembre 2018 al dicembre 2020, inclusi 3 mesi di stop per il Covid. Architettura interamente a secco, spiegano i progettisti, una soluzione che ha permesso di ridurre notevolmente i tempi e che allungherà anche il ciclo di vita del building, la cui struttura portante è in acciaio e potrà successivamente essere (potenzialmente) smontata e riutilizzata. Per questo, spiegano, le saldature sono state ridotte al minimo, preferendo una bullonatura a secco. Il concept si caratterizza per una spaccatura che lascerà permeare il verde dando corpo a due volumi distinti. «L’edificio è salito trasformando due lotti – spiega Cristiana Catino – di cui una parte era occupata dall’ex Carpano sul quale sorgeva un vecchio edificio industriale che è stato demolito, l’altra era libera e faceva parte del piano particolareggiato Lingotto». «Tutto lo sviluppo – prosegue – fa parte di un piano più ampio che in realtà prevede che si possa costruire anche sul parcheggio (dietro Green Pea n.d.r.) creando un’altra isola pedonale, e a quel punto ci sarà anche un grande parcheggio interno». Si andranno perciò ad aggiungere 10mila mq in più di capacità edificatoria.

Il verde. Protagonista il verde in tutte le sue forme, dalle piante scelte per i terrazzi ai vari piani, sia per la lounge ricavata sul tetto, chiamata Otium. Flora autoctona italiana composta da sempreverdi e non, scelta secondo l’orientamento dell’edificio. Sul rooftop anche  un club esclusivo, dove, come spiegano nella visita, è probabile che si potrà diventare membri non sulla base del reddito, ma della propria “conoscenza” in termini di eco-sostenibilità e ambiente. Una terrazza dove trovano spazio anche una sauna, un bagno turco, una serra bioclimatica e una piscina riscaldata a sbalzo, con l’ultima parte costruita in vetro. La vista? Mozzafiato, quando non ci saranno nebbia e smog.

I materiali. Tra i materiali più ecologici si distinguono i due tipi di legno usati per l’involucro esterno e per gli interni; il primo recuperato dalle foreste della Val di Fiemme e del Bellunese, le zone devastate dalla tempesta del Vaia del 2018, usato per le lamelle, termo-trattate per l’uso esterno e irrigidite da un’anima metallica. Il secondo invece proviene dalla Val Varaita, nel cuneese, anche questo già abbattuto e recuperato dai letti dei fiumi. «Ci piace dire che non è stato abbattuto nessun albero per costruire questo edificio» dicono gli architetti. Spazio anche alla luce naturale, un elemento che di solito non contraddistingue i classici centri commerciali, data dall’orientamento nord-sud, e che permette di rendere gli ambienti interni più caldi ed accoglienti.

Gli interni. Pavimenti in rovere e castagno e soffitti lasciati interamente a vista. Il design degli interni, forse ispirato ad alcuni esempi nordici, si caratterizza per la disposizione degli spazi (con un percorso circolare che si snoda intorno agli stand) che per la scelta dei colori (marrone del legno e il bianco degli allestimenti, con il grigio dei soffitti metallici). L’ultimo piano, dedicato ai marchi del lusso italiano – Ermenegildo Zegna, Brunello Cucinelli, Herno e Sease, il nuovo brand di Loro Piana dedicato all’abbigliamento sportivo – è invece caratterizzato da degli allestimenti in blu, che faranno da contraltare alle librerie color panna firmate da StayGreen, azienda di Venezia partner del progetto, specializzata nella realizzazione di oggetti d’arredo in cellulosa strutturata, composta da percentuali miste di fibra di legno, carta riciclata e colle naturali ricavate dall'amido dei piselli. StayGreen ha firmato anche i pannelli didattico-informativi del piano terra, oltre ai tavoli e alle sedie al bistrot del quarto piano.

Efficienza energetica. L’edificio ha ricevuto la certificazione NZEB (Nearly Zero Energy Building) in classe A3 ed è alimentato da due pompe di calore, alimentate all’80% dai pannelli fotovoltaici installati sull’edificio. Interessante anche l’utilizzo dei pavimenti piezoelettrici, con alcune mattonelle lasciate volutamente a vista, che consentono il recupero dell’energia cinetica generata dal passaggio delle persone. Il riciclo dell’acqua piovana è uno degli altri must dell’edificio, oltre ai pavimenti del rooftop drenanti, predisposti per il riciclo dell’acqua per l’irrigazione.

Fornitori. Tra i fornitori ci sono nomi noti dell’interior design, si va da Artemide per le luci interne ad Airlite per le pitture decorative (con vernici speciali anti-batteriche che assorbono anche gli agenti inquinanti), oltre i controsoffiti di Active Air che assorbono la formaldeide.

Ristorazione. Protagonisti immancabili per il nuovo polo-Farinetti il cibo e la ristorazione, visto che Casa Vicina, la stella Michelin (appena riconfermata) di Eataly Lingotto, guidata dallo chef Claudio Vicina, si trasferirà a Green Pea, in una nuova cucina da 150 metri quadrati.

Curiosità. Sulla terrazza sono stati installati 4 totem, ciascuno dedicato ad un filosofo dei 4 dell’antica Grecia, che distribuiranno storie. Un progetto sviluppato insieme alla Scuola Holden di Torino. La libreria sarà gestita da Slow Food, un altro storico marchio green piemontese. Tutto lo studio del brand è stato concertato con i progettisti ed è ispirato al ‘pisello verde’, appunto. Lo stesso motivo è ripreso sulla porta d’entrata di Casa Vicina.

Immagine di copertina: Green Pea Project ©ACC Naturale Architettura e Negozio Blu Architetti Associati – Ph. ©Fabio Oggero

 

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Chiara Brivio
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