06-12-2022 Paola Pierotti 5 minuti

Sant’Agostino di Modena, 60 milioni per un polo dalla vocazione eclettica

Progetto a più mani, dopo il concorso vinto da Gae Aulenti, il masterplan di Carlo Ratti e Italo Rota

Prende quota a Modena il progetto urbanistico che recupera l'antica monumentalità dell'ex Ospedale S. Agostino e la traduce negli spazi di un polo culturale votato all'interdisciplinarietà, alla sperimentazione e all'attrazione di talenti, che eredita un patrimonio storico e lo apre alla comunità e alla socialità. Un laboratorio di produzione culturale e partecipazione civica.

Nel luglio del 2009 la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena aveva bandito un maxiconcorso per la riqualificazione edilizia dell’ex ospedale Sant'Agostino, un complesso immobiliare nel centro della città, aggiudicato all’architetto Gae Aulenti, a cui la Fondazione aveva affidato l’incarico per il recupero del grande complesso settencentesco da trasformare in un nuovo polo culturale, multifunzionale. Un lavoro collettivo, a più mani. “Un patrimonio metodologico” ha commentato Emiro Endrighi, direttore del Polo Museale dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Un cantiere in itinere che per il masterplan complessivo vede in campo CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota (che nella vicina Reggio Emilia ha da poco concluso la riqualificazione dei musei civici), con Francesco Doglioni, Politecnica e Chuck Hoberman, la cui firma ingegneristica caratterizzerà la nuova copertura cinetica, simbolo della più moderna rigenerazione di questo polo, pronto per diventare una “piattaforma culturale, per funzioni che cambieranno nei prossimi anni” commenta l’architetto Ratti.

Tempi e investimenti. Nel corso della presentazione dei nuovi render della Fondazione Ago – Modena Fabbriche culturali, i promotori hanno parlato di “operoso silenzio” con riferimento agli anni trascorsi e al cantiere in itinere. Parliamo di un’operazione che a consuntivo sarà dell’ordine di 60 milioni di euro, con un primo appalto in cantiere (10mila mq) sui 25 milioni di euro, con apertura prevista per il 2024, un secondo di altri 20, e la consegna definitiva stimata entro l’inizio del 2027.

«Centrale nella visione di AGO Modena Fabbriche Culturali – raccontano i progettisti – è l'idea di reversibilità dinamica. Questo approccio permette di far incontrare due poli visti a lungo come opposti: il mondo del restauro e quello dell’architettura cinetica, tipica delle dimensioni installative. Lavorando con gli altri professionisti coinvolti e confrontandoci a lungo con la Soprintendenza di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, abbiamo individuato la bausubstanz del complesso settencentesco: ossia il cuore della sostanza costruita, il cui valore deve essere evidenziato e preservato, creando un percorso organico all'interno della ricca sequenza di "stanze" del complesso storico. Su di esso di inseriscono interventi puntuali e leggeri, molto visibili e del tutto reversibili, anche in maniera dinamica».

La copertura cinetica. Come anticipato, il simbolo più evidente di questo approccio è la nuova copertura cinetica di una delle corti storiche, progettata insieme all'artista-ingegnere Chuck Hoberman. «Sarà una struttura trasparente, capace di aprirsi e chiudersi come un origami, trasformando in piazza uno spazio pubblico fino ad oggi dimenticato e permettendo una lettura dinamica delle presistenze» il racconto dei progettisti. Altri interventi confermano questa visione, creando molteplici spazi pubblici per l'incontro e il dialogo, o luoghi importanti dal punto di vista della sostenibilità. Sopra la Corte del Camino troverà posto la nuova terrazza verde: quasi come un bosco sospeso sui tetti di Modena, dove si incontrano e si mescolano storia e futuro, natura e architettura.

A novembre in commissione consiliare è partito un percorso per la costruzione del nuovo ente: una fondazione di partecipazione, con Comune di Modena, Unimore e Fondazione di Modena come soci fondatori, che avrà il compito di gestire le attività e i servizi culturali, di accoglienza, didattica e formazione previsti nel complesso dell’ex Sant’Agostino in corso di riqualificazione, nell’ambito del più ampio progetto del polo culturale che comprende anche il Palazzo dei Musei, l’ex Ospedale Estense e largo Sant’Agostino. «In Ago – spiegano dal Comune – vengono assorbite attività e risorse di Fmav, la Fondazione Modena Arti visive di cui sono soci Comune e Fondazione di Modena: sede e sale espositive verranno ricollocate nel complesso Sant’Agostino liberando gli spazi attualmente occupati nel palazzo Santa Margherita da destinare all’ampliamento della biblioteca Delfini. Le collezioni d’arte contemporanea avranno maggiore respiro e visibilità e verrà valorizzato il Museo della Figurina con un nuovo allestimento studiato nell’ambito del progetto di riqualificazione dell’edificio. Rimarrà anche la disponibilità della Palazzina del Vigarani ai Giardini Ducali». Nell’ambito di Ago, inoltre, si prevede la ristrutturazione, il riallestimento e l’apertura al pubblico dei Musei universitari presenti nel complesso che, in coerenza con i programmi che hanno portato al riconoscimento di Modena Città Creativa Unesco per le media arts, si candida a divenire un polo di eccellenza per le nuove frontiere dell'arte e della conoscenza.


Dall’arte contemporanea e innovativa, alla ricerca e formazione sulle Digital Humanities, fino all’apprendimento orientato all’edutech, Ago è ideato come luogo dove le materie scientifiche e umanistiche si incontrano e si integrano, dove le attività culturali e formative trovano anche ambienti destinati all'accoglienza, alle residenze e alla ristorazione.


Nato come luogo di grande innovazione, sia dal punto di vista architettonico che sociale – qui nel 1260 sono nati i primi servizi di assistenza alla persona – Ago punta ad affermarsi come hub per la cura della persona, delle motivazioni, della mente e del cuore. Un’infrastruttura sociale e culturale.

«Dall’idea di condominio a quella di organismo, vogliamo passare da un luogo di condivisione di tanti edifici ad un sistema organico – racconta Italo Rota – dove le collezioni, gli spazi per la formazione e l’apprendimento, quelli per il cibo vivono senza soluzione di continuità, anche pensando alla night economy, dove ci sia sempre qualcosa da fare”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • Intesa Cdp Real Asset Sgr-Finint Investments: in arrivo 800 nuovi posti letto per universitari

  • Milano già guarda alla seconda vita delle strutture olimpiche

  • Bosco dello Sport di Venezia, al via il super-progetto sopravvissuto al Pnrr

  • Roma, addio al Centro direzionale Alitalia: al suo posto case, una scuola e aree verdi