22-11-2021 Paola Pierotti 3 minuti

Rigenerazione urbana con la leva pubblica: 2mila progetti pronti ad andare in cantiere

I numeri del programma Pinqua spiegati da Adolfo Baratta (alta commissione Mims)

Le regole del gioco sono cambiate e si stanno via via definendo, ma con la deadline chiara che il consumo delle risorse deve essere fissato entro il 2026.
Adolfo Baratta

Rigenerazione urbana (sociale ed economico-finanziaria) e abitare, insieme. Una scommessa per le città italiane che si sono messe in moto per prendere il treno di una cospicua somma di risorse pubbliche, da abbinare ad auspicabili contributi privati. Ecco che sono arrivate quasi 300 richieste di finanziamento in risposta al programma per la qualità dell’abitare, il cosiddetto Pinqua, promosso dal Mims. In 120 giorni le Pa hanno trasmesso idee chiare per riqualificare in modo puntuale i propri tessuti urbani, tra loro 12 Regioni con 35 proposte, 12 città metropolitane con 34 proposte e ben 117 comuni con 213 proposte. «Il termine proposta – ha commentato Adolfo Baratta, vicepresidente dell'alta commissione ministeriale, intervenuto ad Urbanpromo – non rende giustizia agli interventi, perché ciascuna è composta da molti progetti, alcune includono anche una cinquantina di interventi mirati, puntuali e diversi. Complessivamente stimiamo circa 2.000 progetti che verranno messi a terra».

Per quanto riguarda i finanziamenti richiesti, la composizione geografica vede il 28% delle domande dal Nord, il 33% dal Centro e il 40% dal Sud e dalle Isole. «Casualmente, il 40% è anche l’indicazione data dall’Unione europea per l’attribuzione dei fondi alle regioni del Mezzogiorno. Il Sud è riuscito a mettere in campo idee, energie e forze assolutamente inedite, in tempi davvero stretti». Si va dalle baracche di Messina al piano di rigenerazione per Altamura, da Andria a Lamezia Terme, lungo l’elenco.

Tempi stretti, ma anche alta qualità delle proposte arrivate dalle Pa italiane: tra tutti i progetti pervenuti è stato escluso meno del 7% delle richieste di finanziamento. E nel racconto corale, “la maratona Pinqua” promossa da Urbit con PPAN nell’ambito di Urbanpromo, è risultato evidente che una volta tanto non si sono tirati fuori dai cassetti vecchi progetti da finanziare: gran parte delle Pa ha fatto di tutto (anche con carenza di risorse umane e tecniche) per tenere insieme visione urbana e fattibilità.

Una sperimentazione che farà scuola nell’ambito dei programmi complessi. «Il Pinqua è un’operazione innovativa per il metodo, che è partita da lontano, già con il Mit della ministra Paola De Micheli e poi con il Mims di Enrico Giovannini – ha ricordato Baratta – una volta che i Comuni hanno presentato le offerte, in 90 giorni, guidati da Barbara Casagrande e Pietro Baratono, abbiamo visto tutti i progetti con il supporto di Invitalia. La fase uno è durata dal 16 settembre 2020 al 15 aprile 2021 (60 giorni per l’informativa e 120-150 giorni per la richiesta); l’istruttoria è durata 90 giorni e altri 170 per la firma del decreto (20 aprile, 7 ottobre 2021); la seconda fase è partita il 5 novembre 2021, entro il 5 dicembre saranno trasmesse le conferme, e poi sono previsti 120 giorni per la stipula della convenzione e poi altri 90 giorni per l’integrazione, arrivando quindi ad agosto 2022. Ancora una volta abbiamo visto che le difficoltà si annidano negli “interstizi” non nella fase vera e propria che se ben programmata non ha intoppi: il problema della tempistica è stato determinato dalle indicazioni arrivate strada facendo dall’Unione europea, ad esempio per definire i dettagli legati alla rendicontazione». Baratta nell’ambito di Urbanpromo ha ripercorso l’iter, ricordando che con il Pnrr le regole del gioco sono cambiate e si stanno via via definendo, ma con la deadline chiara che il consumo delle risorse deve essere fissato entro il 2026.

In copertina: Adolfo Baratta, vicepresidente dell'alta commissione ministeriale. Immagine tratta dal video "I PINQua: i progetti del Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare" via Youtube

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Paola Pierotti
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