05-03-2021 Francesco Fantera 5 minuti

Report OICE: corre la digitalizzazione dell’edilizia, in un anno boom del valore delle gare Bim

L’Agenzia del Demanio in testa. Baratono «Lavorare su formazione e ricambio generazionale»

«Oggi investire con lo sguardo al futuro significa investire sul BIM»
Giuseppe Busia

Che il 2020, per via del contesto pandemico, avrebbe rappresentato l’anno zero della digitalizzazione per buona parte del nostro sistema economico era preventivabile. Ma in pochi, nel mondo delle costruzioni, si aspettavano un incremento così rapido delle richieste da parte delle stazioni appaltanti di uso della metodologia BIM, anche nel caso delle commesse che ancora non lo richiedono esplicitamente come previsto dal cosiddetto decreto BIM. A metterlo nero su bianco è il quarto “rapporto sulle gare BIM” dell’OICE che contiene anche un dato che potrebbe stupire alcuni: il 65% delle procedure si colloca geograficamente nel Centro e Sud Italia.


In generale, se da un lato prosegue il trend di crescita quantitativo, +17,2% su base annua delle procedure che prevedono l’utilizzo del Building Information Modeling per un totale di 560, dall’altro si registra un vero e proprio boom sotto il profilo qualitativo: il valore dei “bandi BIM” è salito in 12 mesi del 140% rispetto al 2019 (711,6 milioni di euro, il 29,5% di tutto il mercato).


Dalle pagine del documento si evincono anche altri dati interessanti, molto utili per un quadro chiaro rispetto l’andamento del processo di digitalizzazione del comparto edilizio, settore generalmente restio a questo tipo di innovazione per motivi tanto culturali quanto strutturali. Ad esempio, il report evidenzia come la maggior parte dei bandi BIM per servizi di ingegneria e architettura posti a base di gara nel 2020, si collochi nel mercato delle gare sopra soglia nel 65,4% dei casi (97,1% in valore). Entrando nel dettaglio, però, si scopre come le gare sotto la soglia dei 100mila euro siano il 16,6% del totale, mentre quelle fra i 100mila e i 221mila euro rappresentino il 18%. Segnale, questo, di come diverse stazioni appaltanti abbiano fatto riferimento agli strumenti di modellazione elettronica anche quando non obbligatorio per legge.

Dati incoraggianti e che sono visti positivamente anche da chi è coinvolto nel comparto con un ruolo di controllo, come il presidente dell’Anac Giuseppe Busia. «Oggi investire con lo sguardo al futuro significa investire sul BIM» ha sottolineato intervenendo alla presentazione del report OICE. «Grazie a questa metodologia vengono meno tutte le discordanze fra la progettazione e la realtà, elemento cruciale anche nell’ottica della diminuzione dei contenziosi e tutti quei fattori che sono alla base del rallentamento delle opere».


Ma è davvero così importante il BIM per la digitalizzazione del mondo delle costruzioni? «Assolutamente, si tratta di uno degli obiettivi del Paese, un tassello fondamentale perché garantisce rapidità, trasparenza, aumento della concorrenza e verificabilità da parte di tutti gli attori istituzionali e non» ha evidenziato Busia. Il principale ostacolo alla diffusione del BIM? «La qualificazione degli operatori economici e delle stazioni appaltanti in senso non solo aggregativo, ma soprattutto delle persone che lavorano al loro interno e che devono avere le giuste capacità».


Il report. Fra i diversi livelli di analisi, troviamo anche la distribuzione geografica dei bandi BIM. In un’Italia divisa per macroregioni emerge come il 35,7% (200 bandi) siano stati promossi da stazioni appaltanti del Centro Italia, il 30% (168) nel Mezzogiorno, il 15% (84) nel Nord Ovest e il 12% (67) nell’area nordorientale del Paese. Lo studio sottolinea poi come le stazioni appaltanti più attive nel 2020 siano state le Amministrazioni statali che hanno pubblicato 185 gare su 560, il 33% del totale. E al primo posto si conferma l’Agenzia del Demanio che con 111 bandi BIM si conferma l’ente più attivo in questa particolare classifica. Analizzando i dati raccolti dall’Ufficio gare OICE, si scopre che otto gare su dieci hanno riguardato opere puntuali, solo due su dieci invece quelle per le opere lineari. Ma per quale tipologia di interventi è maggiormente richiesto l’uso del BIM? Direzionali e uffici in primis, ma anche istituti scolastici (12,4% del totale), oltre a cliniche e ospedali (10,9%). Per quanto riguarda la distribuzione fra nuovo costruito e interventi di rigenerazione, c’è quasi una parità in quanto le gare BIM finalizzate alla ristrutturazione sono il 53% (297).

Le criticità. Considerando il contesto e le tappe previste dal decreto BIM, in quale direzione deve insistere il settore pubblico per semplificare e accelerare il processo di digitalizzazione? «Il cuore della nostra azione si divide in due filoni: formazione e ricambio generazionale». A sostenerlo è Pietro Baratono, figura di spicco per quanto riguarda l’implementazione del BIM nel settore pubblico in Italia e, dallo scorso luglio, capo del Dipartimento per le infrastrutture, i sistemi informativi e statistici del Mit. «L’età media di chi lavora nelle nostre stazioni appaltanti è molto avanzata, sopra i 55 anni. Per questo abbiamo pensato di inserire nel decreto Semplificazioni dei fondi per l’aggiornamento professionale dei Rup. Ci saranno corsi di formazione che riguardano il codice degli appalti e nei prossimi giorni definiremo i centri universitari accreditati per l’erogazione di master di secondo livello utili per le stazioni appaltanti interessate alla formazione del personale. Per inciso – ha proseguito Baratono – abbiamo concordato con il neo-ministro Giovannini la necessità assoluta nel Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ndr) di prevedere un upskilling per il Mit con l’assunzione di personale giovane e formato».


Altro indicatore che conferma la diffusione dell’uso degli strumenti digitali nel mercato è relativo ad un «miglioramento medio della qualità delle offerte nelle gare BIM» ha ricordato l’ingegnere.


Nonostante questo «restano alcune questioni importanti. La disomogeneità degli approcci delle stazioni appaltanti, per dirne uno, è sicuramente un problema grosso e visibile. Fra le risposte molteplici potremmo definire con l’Anac degli strumenti di indirizzo per dei documenti tipo, ma si tratta di azioni che dovremo definire». Una battuta anche sulla possibilità di modifica del DM 560/2017, il già citato decreto BIM da alcuni ribattezzato decreto Baratono proprio per l’importanza del suo ruolo nel definire la norma. «Dobbiamo migliorare il regolamento – ha spiegato – l’ho già fatto presente al Ministro Giovannini. Su questo vorrei confrontarmi con le strutture dello Stato per come Gruppo FS, Demanio e Anas, per un confronto informale».

In copertina immagine tratta dal report ©OICE

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Francesco Fantera
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