02-08-2021 Francesca Fradelloni 6 minuti

Quattro candidati sindaco per Roma: elenchi di cose da fare, in attesa di una vision

Semplificazione, città della prossimità e i richiami all’Impero Romano, il confronto al festival di architettura Spam

I fondi del Recovery Plan, la candidatura per Expo 2030 e il prossimo orizzonte del Giubileo 2025, sono gli appuntamenti che nell’arco di 10 anni potrebbero cambiare completamente l’aspetto e l’immagine di Roma, ma soprattutto l’attitudine della Capitale. Anche se i problemi strutturali sembrano pesare come macigni nel racconto di una visione possibile per la Roma futura. Numerosi e diversificati i temi emersi alla Casa dell’architettura, nell’ambito del festival Spam promosso dall’Ordine degli architetti di Roma e provincia, che è stata il palcoscenico del primo incontro pubblico dei quattro candidati sindaco che corrono per un posto al Campidoglio. 

Architettura e politica. Il legame è fortissimo, strettissimo. Siamo in un momento di rinascita per la nazione e per Roma, e in clima di ripartenza risulta indispensabile il contributo della politica: non si può fare buona architettura se non c’è una buona politica a sostenerla. Questo perché qualsiasi operazione di progettazione e di modifica del territorio è un’operazione che chiede una visione strategica.


I soliti nodi venuti fuori: trasporti, raccolta differenziata dei rifiuti, semplificazioni.


I soliti annosi temi. Anche se per l’attuale sindaco di Roma Virginia Raggi, un cambiamento radicale c’è stato. Quattro letture diverse dell’attualità da parte dei candidati sindaci della Capitale: chi ha già fatto un percorso vede tutto con segno positivo, per gli altri tre è tutto da cambiare. 

«Abbiamo fatto ripartire la città. Tutte le gare, gli appalti in modo trasparente – dice la sindaca Virginia Raggi-. Credo che Roma sia paragonabile a una Ferrari, quando io sono arrivata questa Ferrari era completamente ferma. L’ho ricostruita, l’ho fatta camminare e ho iniziato a farla correre». La parola che più è circolata tra i quattro candidati, in target con la comunità degli architetti che hanno organizzato l’evento, è stata “rigenerazione”. «Abbiamo puntato tutto sulla riqualificazione urbana. Per parlare di futuro parliamo anche di quello che abbiamo fatto per la città. Abbiamo lavorato sui vuoti urbani, come accade con il ricco mix funzionale del progetto Campo Urbano, vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities, relativo al sito di Roma Tuscolana. Rigenerare i luoghi abbandonati, com’è per il progetto presentato per il quartiere San Basilio. E ancora, ci siamo aggiudicati nuovi finanziamenti con il programma sulla qualità dell’abitare su tre progetti: R5 di Tor Vergata, Porto Fluviale e Cardinal Capranica». 

L’urbanistica che a Roma è stata sempre “spontanea”, come ha ribadito la sindaca Raggi, non può essere disgiunta da altri temi come quello della mobilità e delle infrastrutture, a partire dai trasporti. «Abbiamo progettato 67 chilometri di linee tranviarie di cui 5 linee sono state finanziate», dice la Raggi. Per il candidato sindaco Carlo Calenda, esponente di Azione e candidato con una sua lista civica, Roma è peggiorata. «Se Roma è una Ferrari è un 348, dove non entravano le marce, che stava ferma sui piazzali. I servizi di base non esistono, non c’è un chilometro di metropolitana progettato, nessuna manutenzione del verde, una raccolta differenziata disastrosa. Diciamolo Roma è peggiorata in tutti settori di base, anche la cultura è difficilmente fruibile», ha detto Carlo Calenda. È un agglomerato urbano, è una città che non esiste, dice l’ex ministro. Il futuro per Roma passa, per Calenda, dal potenziamento dei trasporti, dalla stessa cultura e dalla ricerca. «Roma diventi il centro di raccolta di dati medici, rinasca il suo patrimonio di conoscenza. Non possiamo nascondere che senza risolvere i problemi cronici di rifiuti e trasporti, nulla è possibile. Non bastano i rendering», afferma il leader di Azione. Il primo compito, per il candidato dem Roberto Gualtieri, è mettere la città in grado di funzionare, erogare i servizi essenziali, spendere le risorse e attrarre capitali, ma purtroppo la nostra Roma Metropolitana in liquidazione e la lista dei bandi andati male sono solo una parte del problema atavico», afferma Gualtieri. Una tendenza alla burocratizzazione procedurale e una desponsaribilizzazione esasperante. 


Che prossimità, coesione, inclusione e sostenibilità siano ricette per ogni stagione ne danno conferma gli interventi dei candidati.


«Lo spazio urbano ripensato e la città dei 15 minuti è il futuro. Ma prima di tutto dobbiamo essere in grado di avere i progetti per spendere le risorse. L’elenco dei soldi non spesi e persi da Roma è talmente alto che non si può raccontare. Dobbiamo coordinare le risorse dentro una visione di città. Intendiamo rilanciare i bandi di architettura per la rigenerazione di spazi comuni e piani urbani integranti, sui quadranti della capitale, chiedendo il contributo delle migliori menti in campo. Dentro un’idea di distretti e non di periferie urbane», dice Gualtieri. Dalla centralità del cittadino nella storia della civiltà romana, parla Enrico Michetti, il candidato del centrodestra. Opere utili e popolari. «Roma va ripensata, alla luce di questa storia, riportarla a una normalità». 

Digitalizzare i progetti, rafforzare le strutture, non solo assumendo, ma anche individuando un metodo per smaltire le pratiche. «Aggiustare un meccanismo rotto, abbiamo proposto un vademecum su come affrontare le pratiche, un lavoro profondo e manageriale, oggi le norme confondono l’iter e la risoluzione dei problemi. È il sindaco che se ne deve far carico, all’inizio», propone Calenda. «Stiamo predisponendo una revisione della pianta organica, il dipartimento urbanistica è al primo posto del ragionamento. C’è anche un problema su come si fanno i concorsi, con i quiz la selezione è approssimativa. Se non si vanno a prendere le posizioni necessarie e specifiche si richiamano professionalità non adeguate. Per non parlare dei collaudi bloccati», dice Gualtieri. 

Tanti gli intoppi della macchina amministrativa, questo il punto dolente. Bisogna ridurre il gap tra la dimensione politica e quella amministrativa. Chi partecipa alla riorganizzazione dell’apparato? «Una riorganizzazione delle funzioni centrali di raccordo e supporto dei vari dipartimenti, spesso trasversali. L’unico modo per risolvere è coinvolgere, nella definizione delle linee politiche, i vertici dell’amministrazione, non i capi di gabinetto, il sindaco deve fare la fatica di leggersi le carte. Una riorganizzazione delle funzioni centrali e impulso politico, la forza», il candidato dem. Il primo cittadino deve stare tra la gente e avvalersi di una squadra. «Il sindaco – dice Michetti – deve governare i processi, deve interpretare il territorio, dare la visione, vivere la città tra la gente e con la gente, la competenza deve essere solo strumentale. Un’altra emergenza è asciugare i regolamenti», spiega l'avvocato amministrativista in corsa per il Campidoglio. «Poche norme e comprensibili. Roma deve essere Capitale, noi applichiamo norme e direttive che vengono applicate in centri più piccoli, mentre le difficoltà, le criticità e le esigenze di una capitale, sappiamo siano diverse», la ricetta della Raggi.

L’unica certezza è che il modello di successo non può essere la Roma dei Cesari, ma quello che serve è una Roma contemporanea che scommette sul futuro ed è competitiva con le altre capitali europee. 

Immagine di copertina: ©Daniele Raffaelli

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Francesca Fradelloni
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