Quale futuro per l’ex-Aermacchi di Varese?

14-04-2021 Redazione 4 minuti

In campo per la valorizzazione una cordata guidata da Tigros, per la progettazione lo studio Piuarch

L’area ex-Aermacchi, sede di una delle imprese-simbolo dell’aeronautica italiana, è inattiva dal 1993

Ad oggi, numeri riportati da Italia Nostra, la Lombardia conta da sola 20 milioni di mq di aree industriali dismesse: nella sola Provincia di Varese si stima che la quantità di superfici in disuso sia pari a 366 campi da calcio, per 86 siti industriali abbandonati, di cui 10 nel Comune di Varese. Fra queste c’è anche l’area ex-Aermacchi, sede di una delle imprese-simbolo dell’aeronautica italiana, inattiva dal 1993 su cui è impegnata oggi la società Tigros, insieme alla Italiana Diamanti (proprietaria dell’area) e alla società Techbau Engineering & Construction, con un progetto firmato dallo studio milanese Piuarch.

Del presente e del futuro del complesso industriale varesino si è parlato molto negli ultimi tempi, sia per la recente notizia dell’approvazione del documento preliminare di riqualificazione e bonifica della zona da parte della giunta comunale, sia nel corso del webinar “Aree dismesse da riconvertire, il caso ex-Aermacchi: esperienze a confronto” organizzato da Italia Nostra e dall’Ordine degli Architetti di Varese. Una discussione culturale durante la quale i relatori si sono confrontati su metodologie possibili di intervento in un luogo storico quale è l’area oggetto di dibattito. Per esemplificare, gli stessi materiali ne raccontano la storia: acciaio, ferro e vetro, tipici dell’architettura negli anni Dieci, cemento e muratura, simbolo degli anni Trenta, la carpenteria metallica dei primi anni Cinquanta: questo è l’hangar Aermacchi, un luogo che ha accolto per decenni, come racconta il suo “scheletro”, il genio creativo e la cultura industriale italiana.

«Parlare di riqualificazione, oggi, significa parlare di rinascita, rinnovamento radicale, ricostruzione fisica, per ritrovare l’anima di un luogo – ha dichiarato Elena Brusa Pasquè, presidente dell’Ordine di Varese – ma è fondamentale considerare che non tutte le aree dismesse hanno la stessa storia, e solo ricollegandoci ad essa e alle sue peculiarità si può rigenerare davvero un territorio». Dello stesso parere anche Katia Accossato, architetta e docente del Politecnico di Milano intervenuta durante il dibattito, che proprio sulla rigenerazione dell’area aveva basato un laboratorio didattico tra il 2016 e il 2018: «prima di sviluppare le proposte progettuali, insieme agli studenti, ci siamo chiesti quanto si potrà cambiare, senza perdere i caratteri specifici dei luoghi abitati, dei paesaggi edificati e dei territori storici» ha spiegato. «Il progetto implica una riattribuzione di senso, ma invita anche a ritrovare idee nei confronti della realtà ambientale, storica e paesistica in cui si inserisce» ha aggiunto. Per l’architetto Paolo Cottino, fondatore di KCity, poi, «la pratica del riuso può essere considerata a tutti gli effetti come uno strumento di progetto, come un’opportunità per ri-comporre gli spazi e sperimentare nuovi modelli di innovazione sociale».


Al lavoro da qualche mese sull’area c’è lo studio Piuarch a cui la committenza ha chiesto di sviluppare un concept per la rigenerazione dell’area con un mix funzionale per un’area di poco meno di 40mila mq di superficie


L’approccio? «Un luogo dedicato al lavoro ridiventa parte della città. La sua storia e i suoi valori – dicono dallo studio milanese –  crediamo possano essere reinterpretati in modo nuovo disegnando un paesaggio urbano che, cancellando il muro della fabbrica (confine chiuso e protetto), immagina spazi aperti e collettivi».

Piuarch non è stato invitato all’evento, ma nel dibattito è intervenuto lo stesso sindaco di Varese Davide Galimberti, che ha commentato: «il concetto di memoria storica non coincide necessariamente con il mantenimento di strutture e fabbricati, ma anzi credo significhi saper riattualizzare i progetti, adattandoli alle esigenze e ai tempi. Recuperare la memoria di un luogo, come è peraltro avvenuto con il nuovo mercato in Piazza della Repubblica – ha proseguito Galimberti – vuol dire, soprattutto, reimpossessarsi dei contesti attraverso la modernizzazione del tessuto, sia esso territoriale o architettonico».

Da anni si chiede a gran voce un intervento di rigenerazione urbana per ridare fruibilità e centralità alla più grande zona dismessa del Comune di Varese. E finalmente il progetto è arrivato, con un primo passaggio negli uffici comunali e con un inter tutt’ora in corso, animando un dibattito con la voce di alcuni professionisti che lamentano la mancata tutela della “varesinità” del luogo e chiedono di poterne rievocare in qualche modo il passato industriale: le attività preliminari sottese alla riqualificazione dell’area riguarderanno infatti la demolizione dei capannoni, in stato di abbandono, e la bonifica dall’amianto.


Il progetto, che prevede un investimento tutto privato, approvato nei giorni scorsi dalla giunta include un nuovo impianto sportivo con piscina olimpionica, uno spazio verde pubblico, una media superficie commerciale, un parcheggio, un centro terziario e una pista ciclopedonale che ridisegnerà la mobilità tra via Sanvito e via Crispi, promuovendo in tutta l’area la mobilità dolce.


Altri soggetti saranno in campo con la committenza, ad esempio si prevede la collaborazione con la società Sportiva Robur et Fides.
Per la quota destinata a parco, inoltre, sono previste anche delle zone pavimentate dove troveranno collocazione un campo da basket esterno e una pista da skateboard. «Tutti gli interventi sono conformi al Pgt, che quindi non richiede alcuna variante. Fondamentale, poi, è la consistente riduzione dei volumi costruiti» ha spiegato l’assessore all’urbanistica Andrea Civati

Ultimate le bonifiche, i lavori effettivi potrebbero partire già verso la fine del 2021 e vedere le opere ultimate nel 2023.

 

In copertina: l'area Aermacchi. Ph. © Techbau, Piuarch

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