Il premio italiano di architettura 2021 alla casa-asilo di Giuseppina Grasso Cannizzo

25-06-2021 Francesca Fradelloni 5 minuti

BDR bureau vince il premio T Young Claudio De Albertis, a Portoghesi il premio alla carriera

«Il concorso di progettazione è uno strumento essenziale per la qualità architettonica. Questo Premio, evidenziando la qualità dei progetti anno dopo anno, rafforza questa cultura»
Giovanna Melandri

Una casa-asilo, una scuola e un centro sportivo, una riqualificazione di un immobile confiscato alla mafia, sono la buona architettura per questo 2021. Quando le istituzioni, seppure distanti geograficamente tra loro, hanno un obiettivo comune (la qualità del progetto) riescono a rappresentare nel modo migliore il nostro Paese. Così è stato fin dall’inizio per la collaborazione tra il Maxxi di Roma e la Triennale di Milano e la vitalità della seconda edizione del Premio italiano di Architettura ne è un esempio.

LCM 2018 / casa-asilo, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo. Dettaglio sud ovest. Foto di Giulia Bruno

La trasformazione di un asilo in casa è il progetto vincitore di quest’anno. L’architetta Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, è stata premiata per il progetto LCM 2018 / casa-asilo (Mazzarone, Catania, 2018). La giuria ha riconosciuto al progetto “un valore di esemplarità civica e professionale per la capacità di intuire le qualità di un edificio anonimo simile alle tante porzioni di edilizia diffusa nel territorio italiano, reinterpretandole in una sapiente orchestrazione di interventi, puntuali, discreti, non appariscenti. Un progetto che restituisce alla vita della comunità un senso del tempo e di pluralità. Un lavoro che invita a riflettere sulla responsabilità dell’atto del costruire nella realtà di ogni giorno”. 


La menzione d’onore è stata conferita a Onsitestudio per il centro sportivo Mapei Football Center, (Sassuolo, Modena, 2019).


Mapei Football Center, Onsitestudio. Foto di Filippo Romano e Stefano GrazianiLa giuria ha evidenziato come “il nuovo Mapei Football Center, edificio agrimensore, snello e preciso a bordo dei campi da gioco, metta in luce il ruolo culturale dell’atto di insediamento in un contesto antropico, raccogliendo una tradizione di misura del territorio agricolo che reinterpreta alla luce di un decoro moderno cui attribuisce il bisogno di una comunità di festeggiare e rappresentarsi”. All’interno del Premio Italiano di Architettura, anche il Premio T Young Claudio De Albertis. La giuria ha individuato 7 progetti finalisti su 45 candidature. Un grandissimo successo per la progettazione dei più giovani professionisti.

La vincitrice di questo premio è Simona Della Rocca (cofondatrice di BDR bureau con Alberto Bottero) per il progetto della Scuola Enrico Fermi (Torino, 2019). La scuola è stata realizzata nel 2019 grazie al concorso di progettazione bandito dal Comune di Torino e dalla Fondazione per l'architettura sulla piattaforma Concorrimi dell'Ordine Architetti Milano. BDR bureau riceve il premio del comitato di 12.000 euro da utilizzare per progetti/formazione.  Il progetto è stato selezionato dalla giuria “per la capacità di integrare positivamente le nuove istanze didattiche all’interno della ricerca architettonica. Il progetto si confronta in modo incisivo con la struttura esistente, declinando elegantemente una gamma tonale materica mutevole. L’architettura, attraverso il suo esito compositivo, suggerisce l’importanza dello spazio scolastico nelle dinamiche attuali, offre un’interpretazione utile a costruire nuovi riferimenti sullo spazio di formazione”. La riqualificazione di un immobile confiscato a Cosa Nostra ha vinto la menzione d’onore. Il progetto, Civico Civico (Riesi, Caltanissetta, 2020), è di Margherita Manfra (Orizzontale). Secondo la giuria il progetto si distingue “per il suo essere un esempio virtuoso di recupero, trasformazione e rigenerazione di un edificio preesistente e per il suo basarsi su un innovativo modello di autocostruzione in grado di coinvolgere progettisti, maestranze locali, abitanti e giovani architetti. Attraverso un sapiente lavoro sullo spazio, aperto e permeabile, la dimensione privata si fa pubblica, sono suggeriti nuovi usi dello spazio stesso e innescate dinamiche relazionali fatte di scambio, incontro  e interazione ludica”. Grazie alla sua  visionalità, al grande valore nella disciplina, ma non solo.


All’architetto Paolo Portoghesi, che aveva già affermato vent’anni fa come l’architettura dovesse essere vicina agli uomini e alla tradizione, con il compito di migliorare la vita, tenendo sempre a mente l’essere docili verso la natura, è andato il Premio alla carriera


Paolo Portoghesi, foto di Giovanna Massorbio

Approvato all’unanimità dalla giuria, il Premio, ha avuto una motivazione che ne ha sottolineato il suo ruolo centrale nella storia italiana e “nella definizione e valorizzazione della cultura architettonica italiana attraverso la sua attività sia teorica sia progettuale. Portoghesi ha  contribuito alla affermazione in Italia del pensiero postmoderno applicato al progetto con grande acume critico, memorabile la sua curatela della Mostra Internazionale di Architettura del 1980 della Biennale di Venezia, per poi arrivare a concentrarsi in anni più recenti sulla geo-architettura, un concetto di architettura rispettoso dell'uomo, della natura, della sostenibilità e in grado di confrontarsi con la cultura, la storia e il territorio”.

«Sono felice di notare la presenza di tanti collettivi composti da giovani professioniste. Tante donne dentro il mondo della progettazione, è un ottimo risultato per tutti e tutte. Un’ottima leva di cambiamento per le nostre istituzioni», ha ricordato Giovanna Melandri, presidente del Maxxi di Roma e presente alla cerimonia di premiazione alla Triennale di Milano. «L’ultima riflessione la vorrei fare sul concorso di progettazione – afferma la Melandri – è uno strumento essenziale per la qualità architettonica. Questo Premio, evidenziando la qualità dei progetti anno dopo anno, rafforza questa cultura. Naturalmente nella committenza pubblica è già affermato, ma perché no anche nelle committenze private?»
La giuria internazionale della seconda edizione Premio italiano di Architettura  è composta da Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano; Lorenza Baroncelli, direttore artistico di Triennale Milano; Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi; Giuseppe Ciorra, senior curator di Maxxi Architettura; Onofrio Cutaia, direttore generale Creatività Contemporanea del ministero della Cultura; Fulvio Irace, architetto e storico dell’architettura; Francesca Torzo, architetto, vincitrice della prima edizione del Premio italiano di Architettura; Cino Zucchi, architetto, menzione d’onore della prima edizione del Premio italiano di Architettura; Anna Ramos, direttrice della Fondazione Mies van der Rohe; Francis Kéré, architetto, progettista dell’allestimento della 23a Esposizione Internazionale di Triennale Milano; Lucy Styles, vincitrice dell’ottava edizione di Yap Rome at Maxxi 2020. La giuria ha dovuto scegliere tra una shortlist di 6 progetti finalisti individuati su 30 candidature proposte dal gruppo di esperti selezionati da Triennale e Maxxi.

Premio italiano di architettura 2020

In copertina: © Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia

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Francesca Fradelloni
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