22-12-2021 Maria Giulia Pozzi 2 minuti

Politecnica ottiene la certificazione della start up universitaria IDEM per la parità di genere

Target richiesto dal Decreto Semplificazioni e dei regolamenti previsti dalla governance del Pnrr

Entro il 2030 il gap di genere dovrà essere colmato: questo è l’obiettivo numero 5 dell’Agenda Onu a cui si allinea la società di ingegneria Politecnica, una tra le maggiori società di progettazione integrata in Italia. Un fiore all’occhiello del nostro Paese se si pensa che, sul totale di 280 lavoratori tra ingegneri, tecnici e architetti, è già stato raggiunto l’obiettivo con il 47% di donne che godono della piena parità remunerativa rispetto ai colleghi maschi e un’età media dei dipendenti di soli 36 anni. 

È con questi numeri che Politecnica ottiene, prima in Italia del settore, la certificazione di Gender Equality di IDEM, innovativa start up universitaria di Modena e Reggio Emilia in seno alla Fondazione Marco Biagi e con la partecipazione dell’Osservatorio JobPricing. 


Il progetto IDEM è stato curato dalla professoressa Tindara Addabbo, conosciuta a scala internazionale sui temi della parità di genere insieme ad un gruppo di altri ricercatori.


IDEM non è solo un progetto, ma un vero e proprio strumento che aiuta a misurare e certificare con efficacia la Gender Equality nei luoghi di lavoro. Uno strumento non solo di misurazione ma anche di diagnosi delle criticità svolto ad evidenziare le migliori strategie di miglioramento organizzativo da parte del management analizzando le quattro dimensioni fondamentali della Gender Equality di un’azienda: carriera, retribuzione, organizzazione e cultura. 

La mission di IDEM è quello di poter aiutare ad accelerare il percorso di tutte le società che vogliono raggiungere la parità di genere ed ottenere la certificazione qualitativa. Il mondo del lavoro, soprattutto nel settore dell’ingegneria (si legga l’approfondimento su Ingenio al femminile) e della progettazione hanno bisogno di un importante cambiamento, un obiettivo che verrà richiesto a partire dal 1° gennaio 2022 anche dal Decreto Semplificazioni e dei regolamenti previsti dalla governance del Pnrr.

Ad oggi, i dati dicono che solo il 30% dei laureati in discipline scientifiche sono donne, è così che le discipline STEM vedono sempre di più ampliarsi il divario di genere nonostante quest’ultime siano più istruite dei colleghi maschi. Le donne tendono a scegliere materie umanistiche autoescludendosi da quelle scientifiche, scelte che si vanno poi a pagare nel mondo del lavoro dove impieghi tecnici sono più richiesti e con migliori prospettive di retribuzione. Queste considerazioni devono essere contestualizzate in un quadro generale dove un Paese come l’Italia è a livello globale uno dei paesi più colpiti dal gap di genere (si legga l’intervista alla ministra Elena Bonetti). 

In copertina: immagine di ©macrovector via Freepik

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Maria Giulia Pozzi
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