28-03-2023 Redazione 3 minuti

Pnrr e Giubileo: Zevi e Veloccia, prove di intesa con i professionisti

A Roma gli assessori al lunedì dell’architettura dell’Inarch: le risorse ci sono, avanti con le idee

Con il Pnrr che è già tra noi, il Giubileo al quale mancano un paio d’anni e l’Expo del 2030 che si vuole portare a Roma, deve tornare in grande stile la programmazione pubblica. Anche perché la difficoltà della ripartenza starebbe proprio nell’eredità di anni in cui il settore pubblico si è contratto. Questo il punto di vista di Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma, intervenuto all’ultimo appuntamento de «I lunedì dell’Inarch: Roma: interventi attesi e possibili risposte», organizzato dall’Inarch nella sede Ance Roma-Acer di via di Villa Patrizi. Programmazione pubblica in primo luogo come scelta perché, ha riconosciuto l’assessore, la città possiede «un enorme patrimonio pubblico ed è chiaro che non possiamo fare tutto» sulla rigenerazione urbana. Non solo per la vastità del patrimonio in sé, ma anche per la percentuale di quest’ultimo che avrebbe bisogno di una riqualificazione integrale. Ma quali scelte? Zevi ne ha citate quattro, intese come priorità che la giunta si è data: l’ex mercato dei fiori di via Trionfale, la colonia Vittorio Emanuele a Ostia, l’ex Osteria dell’Orso in via dell’Orso e l’ex Mira Lanza in zona Marconi (oggetto del concorso Reinventing Cities tuttora aperto). Strutture diverse tra loro, ma tutte di non trascurabile importanza storica che sarebbe un delitto lasciare (o continuare a lasciare) nel degrado.

Pur con il ruolo di coordinamento e indirizzo da parte delle istituzioni, Zevi ha richiamato la necessità di lavorare insieme ai privati. Ai quali però ha dato un buffetto, dicendo che mentre il suo assessorato li ha sempre accolti a braccia aperte, questi non sono stati troppo solerti nel cercare e fornire le informazioni richieste loro. Sono due, in sintesi, le direttive di Zevi: «Non si deve più consumare suolo» (in una città che avendone tanto l’ha spesso usato come risorsa finanziaria) e «bisogna rammendare il tessuto urbano, fatto di vuoti e pieni ma anche – appunto – di enormi lacerti di città pubblica spesso abbandonati o poco manutenuti», con l’obiettivo di avere una rinascita che sia anche sociale e ambientale.

Nello stesso contesto interviene l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia che ribadisce l’importanza del Pnrr e degli investimenti ad esso collegati, aggiungendo però che si deve partire dal riutilizzo di ciò che negli ultimi 20 anni nella Capitale è rimasto fermo. A partire dal Cinodromo sotto Ponte Marconi, chiuso nel 2002; da alcuni immobili dismessi di proprietà di Ama, tra cui via Zucchelli adibito ad autorimessa dei mezzi o Trastevere, ma anche da altri disseminati in diversi municipi, dal VI al XX. Per Veloccia serve lavorare in termini di comunicazione tra pubblico e privato. Ma è prioritario «non far fallire il Pnrr dato che sono stati stanziati cinque miliardi, che arrivano a quasi otto con le risorse statali, di cui in tre anni saranno investiti circa sei miliardi di euro», ha ricordato l’assessore all’Urbanistica del Campidoglio.

Sottolineando che permane nella giunta Gualtieri la volontà di rigenerare le periferie con piani integrati: a Tor Bella Monaca per quanto riguarda la candidatura a Expo 2030, e con la valorizzazione della Metro C sull’asse est della città. Si pensa anche «all’ex Filanda degli anni Venti accanto alle mura Aureliane a San Giovanni che punterà a creare servizi, luoghi di formazione, opportunità di lavoro e spazi di aggregazione, riqualificato grazie al partenariato pubblico-privato».

Veloccia è poi tornato sulla “città dei 15 minuti” (tema di un appuntamento dedicato in programma il 29 marzo e che seguiremo su thebrief)  affermando di puntare a creare i collegamenti e a far partire un dibattito per mettere in evidenza le iniziative sia pubbliche che di privati. Un problema nella Capitale tuttavia c’è, e sta a suo avviso nel «dover preservare gli edifici antichi, ma allo stesso tempo concedere alla città di poter cambiare puntando sulla contaminazione, difesa del patrimonio pubblico e la sostituzione del disarmonico». Per quanto riguarda la sostituzione basti pensare, ha proseguito, alla grande quantità di edifici dismessi: e ha citato caserme adibite ad archivi, come l’archivio del Demanio, o il Ponte di ferro con la sua eredità storica, che potrebbero rappresentare un valore aggiunto. Anche gli scali sono indietro e «abbiamo la necessità di un alleanza tra architetti, politica e professori che insieme possono riqualificare pezzi importanti della città, come San Lorenzo, Tuscolana, Trastevere e Porta Portese», ha detto ancora Veloccia. La materia prima non manca di certo. Ora tocca alle idee e ai cantieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione
Articoli Correlati
  • Roma, 750 edifici svincolati per la rigenerazione urbana

  • Da Milano al Paese, per la questione urbanistica presto un tavolo ministeriale

  • Il Westgate prende forma, lavori in corso a Mind

  • Bologna, una chiesa che riapre con le arti circensi