Piazzale Loreto, una agorà verde simbolo della Milano olimpica

11-05-2021 Francesca Fradelloni 6 minuti

Ceetrus Nhood vince il bando Reinventing cities con il progetto Loreto open community. Il via ai cantieri nel 2023

«Questa piazza sarà open perché già lo è, in modo nascosto, anche oggi. Open nei linguaggi che l’attraversano. dove si è trasferita la storia ed è arrivato il presente»
Isabella Inti

La sfida era grande: in gioco la qualità della vita. Creare una piazza mettendo al centro le persone, in un luogo che è sempre stato un rondò delle infrastrutture di mobilità. Piazzale Loreto diventerà un luogo di socialità, da vivere, da passeggiare, attraversata dalle persone e vissuta dagli abitanti. Lo diventerà grazie al progetto Loreto open community (Loc) del capofila Ceetrus Nhood che si è aggiudicato il concorso internazionale Reinventing cities lanciato dal Comune e dalla rete di città internazionali C40.

Il bando volto a promuovere la trasformazione urbana attraverso progetti attenti alla comunità, alla resilienza e alla rigenerazione, ripenserà un luogo storico per i milanesi e non solo. 
Decisivo per il successo l’approccio alla sostenibilità integrata voluto da Ceetrus Nhood e realizzato con la regia di Arcadis Italia, che ha svolto, oltre al coordinamento tecnico dell’intero progetto, la consulenza ambientale, il project e development management e l’ingegneria.
Oltre 10mila metri quadrati di spazio pubblico verde con 500 alberi di alto fusto piantumati direttamente sulla terra, niente di esotico, ma tutto in linea con la tradizione del green lombardo. Un microclima naturale, un’oasi dove i cittadini potranno sostare, dove oggi fanno da padrone le macchine. Gli edifici che emergono dal masterplan, appaiono come “iceberg verdi”, determinati nelle forme dalla forza del disegno architettonico dello spazio.
E poi la vita produttiva e commerciale di vicinato della zona che si incontrano e si sposano con la vita sociale e popolare delle vie intorno. Ci sarà un incubatore di attività e hub attrattivo, un nuovo distretto urbano che ospiterà co-working, un asilo di quartiere, con un vivace palinsesto socioculturale. Diverrà un sistema di piazze sviluppate su tre livelli che andranno a riconnettere il livello strada, l’accesso alla metropolitana e le coperture degli edifici con gradinate e rampe che collegano in modo fluido il livello strada con il livello interrato. A ciò si aggiunge l’edificio di via Porpora, integrato al sistema del piazzale.

Render di progetto. Per cortesia di Ceetrus Nhood
«Oggi c’è il tema della piazza, Loreto doveva essere ripensata, progettata. La difficoltà era cambiare uno spazio già vissuto, abitato», spiega l’assessore all’Urbanistica, Agricoltura e Verde a Milano, Pierfrancesco Maran. «I progetti di Reiventing Cities sono un paradigma vincente della collaborazione tra pubblico e privato per le opere di rigenerazione urbana», conclude.

«Abbiamo voluto progettare giocando la sfida più grande. Trasformare uno dei luoghi meno fruibili della città – ha dichiarato Carlo Masseroli, City executive Arcadis Italia – in una icona della qualità della vita dal punto di vista della mobilità, dall’ambiente e della coesione sociale».

Il progetto, realizzato grazie al contributo plurale di Metrogramma Milano (coordinatore del design team), Mobility in chain, Studio Andrea Caputo, Land, Temporiuso e Squadrati Srl, ambisce a divenire un modello di vivere a Milano che promuove lo spazio collettivo.


Loc trasformerà piazzale Loreto da grande snodo di traffico a piazza verde a cielo aperto, agganciata a NoLo per garantire continuità all’asse corso Buenos Aires, viale Monza e Viale Padova. 


«Due lezioni mi stanno a cuore», dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala. «Non esiste una grande idea che cambia la città, le città devono essere cambiate attraverso una visione e una strategia diffusa degli interventi. Allora se credi che la città dei 15 minuti non è uno slogan, devi fare interventi come questo di piazzale Loreto», spiega il primo cittadino del capoluogo lombardo. «Quasi tutte le città nel mondo stanno percorrendo strade simili, tutte stanno cercando di fare delle cose per i quartieri, di inventare formule per coinvolgere tutte le forze della città, ma l’ambiente è diventata la priorità. Ieri abbiamo avuto un incontro con John Kerry, inviato speciale per il clima del presidente americano Biden. Obiettivamente la questione ambientale è una questione universale che interessa soprattutto le città e la trasformazione dell’ambiente deve partire delle città. Ogni decisione presa sarà un tassello utile. Da questo punto di vista, questo progetto va in questa direzione: che le piazze siano l’anima del quartiere, siano non luoghi di passaggio», dice Sala.

Questa seconda edizione di Reventing cities ha messo in gioco 42 ettari e 7 aree della città di Milano. Con una filosofia di fondo: i luoghi appartengono ai cittadini. Questo poi, è un luogo simbolo, un crocevia, uno snodo infrastrutturale che nel tempo mai nessuno è riuscito a trasformare. Domani sarà il progetto bandiera per la Milano del futuro. Della Milano 2030.

«Loreto è un luogo importante per il trasporto, paradossale l’inversione, un incrocio totalmente destinato alle automobili, nonostante le grandi infrastrutture fatte da tram e metropolitana. È uno spazio dedicato totalmente alle quattro ruote. Diciassettemila metri quadrati e solo il 19% dedicato alla mobilità sostenibile», spiega Federico Parolotto, di Mobility in chain.

Render di progetto. Per cortesia di Ceetrus Nhood

Per Isabella Inti, di Temporiuso, «da non luogo a luogo dove si intrecciano tanti interessi. Questo non è un posto qualunque, qui è passata la recente storia con i cadaveri appesi di Benito Mussolini e Claretta Petacci, c’è oggi una Milano borghese e popolare che s’intreccia, ibridazione tra commercio e cultura, la scuola Trotter la prima montessoriana di Milano. Luogo di convivenza. Questa piazza sarà open perché già lo è, in modo nascosto, anche oggi. Open nei linguaggi che l’attraversano, dove si è trasferita la storia ed è arrivato il presente».
«Diecimila metri quadrati di verde non sono pochi. La piazza davanti al Duomo è di 10mila metri quadrati, piazza Gae Aulenti è di 2mila, Time Square è 13mila. Ma c’è un altro tema, lo spazio aperto è più dell’architettura, dall’architettura dei manufatti allo spazio aperto, questo il futuro, il futuro delle nostre città», dice Andrea Boschetti di Metrogramma Milano. Reinventare uno degli spazi pubblici più famosi e vissuti di Milano non è stata cosa semplice, ma tante le belle idee: nessuna barriera architettonica in tutto lo spazio e il 69% dell’area destinata al movimento ciclopedonale. Questa piazza toglierà smog e saprà guardare a tutti i cittadini della città e con un investimento di 60 milioni si genererà valore per la comunità per 240 milioni, poi il lavoro di qualità per i servizi, le attività e i 500 lavoratori del cantiere.

«Il nostro obiettivo è quello di creare una città più resiliente, ecologica e con ampie possibilità di fruizioni a uso misto, che risponda alle reali necessità dei cittadini. Questo progetto sarà un esempio di sviluppo edilizio in un’ottica di rigenerazione urbana, di nuove forme di mobilità e di distribuzione, ma non solo, siamo certi di poter portare, oltre ad altre funzioni, un commercio evoluto verso l’emozione e l’esperienza», dichiara Marco Balducci, amministratore delegato di Ceetrus Nhood.

In copertina: render di progetto, cortesia di Ceetrus Nhood

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Francesca Fradelloni
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