15-10-2020 Chiara Castellani 2 minuti

New Sustainability Challenge, l’housing collettivo dagli anni ’60 ad oggi

La mostra della Fundació Mies Van der Rohe parte dai casi premiati del Kleiburg in Olanda e Grand Parc in Francia

Un’occasione per comprendere più chiaramente il ruolo culturale dell’architettura nella costruzione delle città

Premiare e far conoscere l’architettura europea di qualità e, nel farlo, creare un archivio della trasformazione del costruito in Europa. È questo l’obiettivo che si prefigge il Premio dell’Unione Europea per l’architettura contemporanea – Mies van der Rohe, organizzato dalla Fondazione Mies van der Rohe con il supporto della Commissione Europea – Europa Creativa. E proprio la Fondazione, insieme con la Cité de la Architecture et du Patrimoine, presenta in questi giorni a Parigi la mostra dal titolo New Sustainability Challenge, iniziativa che rientra nel laboratorio abitativo “Large-Scale Transformation”.

La rassegna rimarrà aperta al pubblico fino al 25 gennaio 2021 e mira ad offrire, sia ai singoli che alle istituzioni pubbliche, un’occasione per comprendere più chiaramente il ruolo culturale dell’architettura nella costruzione delle città, mettendo al centro il tema dell’housing collettivo.

Il primo esempio è quello di “Kleiburg”, una delle più grandi operazioni di riqualificazione residenziale avvenuta in Olanda tre anni fa e vincitrice del premio nel 2017. Il progetto di NL Architects e XVW architectuur, fu il primo intervento di housng collettivo a vincere. Per il secondo vincitore, invece, ci si sposta in Francia. Qui lo scorso anno si è aggiudicato la vittoria un progetto di trasformazione di tre blocchi popolari nella città di Bordeaux, il “Grand Parc Bordeaux” di Lacaton & Vassal Architects. In entrambi i casi si tratta di edifici figli del boom edilizio che scoppiò negli anni ‘60 nelle principali città europee per far fronte alla necessità di abitazioni di una popolazione in forte crescita.

«Solitamente gli esempi emblematici di grandi complessi residenziali vengono studiati quando sono progettati, costruiti e poi inaugurati» raccontano gli architetti e curatori dell’evento Josep Maria Montaner e Zaida Muxì. «Molto poco, invece, è stato scritto su come ciascuno di questi edifici si sia adattato ed evoluto nel tempo. Le strutture di housing collettivo sono luoghi per eccellenza in cui vive una comunità e quindi la capacità di manutenzione e innovazione degli spazi è essenziale. La chiave del progresso, infatti, sta in ciò che riusciamo ad imparare dalle nostre esperienze. L'abitazione moderna rappresenta un patrimonio di cui è importante conoscere le trasformazioni se si vuole comprenderne il processo che ne determina le qualità costruttive e gli adeguamenti strutturali».

A guidare i visitatori saranno i due studi vincitori del premio Mies van der Rohe 2019, allo scopo di raccontare le complessità insite in questo tipo d’interventi su larga scala. I lavori esposti illustrano come le trasformazioni siano il modo migliore per evitare la demolizione di edifici che, nel tempo, possono anche cambiare la propria destinazione d’uso per adattarsi a nuove esigenze.

immagine di copertina © Fundació Mies van der Rohe 

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Chiara Castellani
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