02-08-2022 Paola Pierotti 4 minuti

Miceli: «Il cuore pulsante della categoria degli architetti schiacciato tra star e degrado»

Il presidente del Cnappc interviene sul dibattito Boeri a Roma

La soluzione adottata da Roma è una scorciatoia: non basta individuare un nome famoso dell’architettura italiana e affidargli il compito di ripensare il futuro della città
Francesco Miceli

Niente di personale… ma dare incarichi pubblici di progettazione senza bandire il concorso è in palese contrasto con le norme vigenti. La qualità si seleziona con la giusta competizione. Affidare incarichi diretti sulla base della appartenenza o del nome famoso è un provincialismo intollerabile. Ed è espressione di basso livello culturale purtroppo ampiamente diffuso. #roma #concorsiprogettazione #diamociuntaglio #siarchinostar #garbatella». Questo è il post sulla bacheca Facebook di Francesco Miceli, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, un messaggio delle 21.26 dell’ultimo venerdì di luglio. Un post che commenta a titolo personale l’incarico a Stefano Boeri nell’ambito di un laboratorio promosso dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. 

Dopo che l’Ordine degli architetti di Roma è intervenuto sul tema, «senza soverchiare il ruolo territoriale e avendo la questione assunto una dimensione nazionale», Miceli fa il punto con thebrief sul tema, sollevando due questioni. «Il dibattito sul futuro della città è centrale e il sindaco Gualtieri si è giustamente posto l’interrogativo su cosa succederà nei prossimi 30 anni. È ormai indispensabile – racconta Miceli – prefigurare degli scenari possibili di lungo periodo, non occuparsi soltanto delle contingenze, è il modo corretto di governare, inserendo i singoli interventi in un percorso». D’altro canto, tornando sul metodo, già anticipato nel messaggio affidato a Facebook «il tema vero è quello del processo partecipativo. La soluzione adottata da Roma è una scorciatoia: non basta individuare un nome famoso dell’architettura italiana e affidargli il compito di ripensare il futuro della città, non è il modello giusto, e questo è un aspetto da contrastare. Condividendo l’approccio dell’Ordine di Roma – commenta il presidente del Cnappc – sottolineo che il futuro della città non può nascere dalla mente di un solo professionista, bisogna coinvolgere tutti gli attori in campo, e non solo gli architetti». Miceli cita il mondo dell’imprenditoria e della cultura per far scaturire in modo corale un programma delle idee che diventi linea di indirizzo.

Con la delibera che ha affidato a Stefano Boeri l’incarico di coordinamento è scattata la polemica. Ma non è il primo caso: Carlo Ratti è stato protagonista dell’evento “Roma Riparte” di fronte da una platea di architetti all’inizio di maggio e a lui è stato dato il compito di definire le linee di indirizzo per la riconversione di Tor Vergata per la candidatura ad Expo 2030. «Un atteggiamento recidivo» commenta Miceli, senza alcun riferimento alle singole professionalità, ma appunto come questione di metodo.

Al centro del dibattito i temi della “comunicazione” e della “governance”. Miceli li elenca ribadendo che il momento è florido. «Con la leva del Pnrr le occasioni con ricadute dirette sull’agenda urbana non mancano. Oltre ai concorsi per le scuole ne sono in arrivo decine con i fondi dedicati al Sud. Bisogna però costruire una cultura della governance ripristinando il rapporto tra Pa e sistema ordinistico per poter incidere sulle metodologie che si vogliono mettere in campo in termini di rigenerazione urbana sostenibile». Il presidente degli architetti italiani parla di “partecipazione” citando casi di successo internazionale e ribadisce «mi batto perché abbiamo un cuore pulsante nella categoria degli architetti che oggi rimane schiacciato tra il modello-archistar, dei brand del settore, e una parte che rappresenta il degrado della professione. Professionisti – spiega – che non riescono ad avere voce, ad essere all’attenzione della società».

Con la crisi di governo è stato tirato il freno a mano alla legge per la rigenerazione urbana, accelerata dal ministro Enrico Giovannini in queste settimane. «Il nostro non era un giudizio entusiastico, per noi è una legge senz’anima, avevamo sollevato diverse obiezioni e presentato degli emendamenti – ricorda – va spiegato meglio cosa sia la rigenerazione urbana che non è semplicemente quello che si fa agendo sull’esistente». Sempre sul fronte normativo il Cnappc pensava di poter contare su un incontro con il ministero della Cultura per la legge dell’architettura, sulla base di un testo condiviso con l’ufficio legislativo. Anche in questo caso bisognerà aspettare i prossimi interlocutori. Miceli sintetizza in tre punti le priorità per l’agenda urbana: processi di partecipazione, regole e idee. «Bisogna intendersi meglio sui contenuti, fare in conti con gli effetti della rigenerazione urbana sotto la lente dell’inclusività, dell’economia e dell’ambiente. Intervenire sulle città è molto complesso – dice – e non può essere opera di un grande demiurgo. Serve puntare in una prima fase sulla partecipazione e poi sulla multidisciplinarietà». Allargando così l’orizzonte, Miceli motiva il suo no al metodo-Gualtieri per il Laboratorio Roma050.

Intanto, messe in un cassetto (ancora una volta) la legge sulla rigenerazione urbana e quella per l’architettura, il presidente degli architetti anticipa che a settembre dovrebbe arrivare in porto la legge delega sulla riforma del Codice dei Contratti. «In questi giorni come Rete delle Professioni Tecniche presenteremo un documento alla commissione istituita presso il Consiglio di Stato – racconta – che affronta puntualmente il tema della centralità del progetto e solleva una questione legata ai livelli di progettazione. La prospettiva – per Miceli – è quella di riuscire ad individuare un livello progettuale in cui l’aspetto architettonico sia decisivo, riducendo i livelli, accorpandoli». Miceli aggiunge un terzo tema che fa riferimento alla proposta di scorporare i professionisti tecnici dall’area degli operatori economici per l’affidamento dei servizi, come oggi sono considerati, insieme a tecnici delle aziende di trasporto o delle pulizie per fare un esempio: «chiediamo ci sia un capitolo dedicato e una sezione ad hoc per chi si occupa di servizi di architettura e ingegneria».

Foto di copertina: Francesco Miceli

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Paola Pierotti
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