20-12-2021 Francesca Fradelloni 2 minuti

Daniela Porro: conservare il patrimonio per le generazioni future

La Soprintendente di Roma sui tempi: Oltre 50mila pratiche, difficile andare veloci

Nel rispetto di quelli che sono i vincoli imposti dalla legge, bisogna pensare che palazzi e stabili debbano continuare a vivere e far conciliare in maniera ragionevole e rispettosa la storia con la vita attuale.
Daniela Porro

Le sfide del futuro per le città italiane oggi sembra che si concentrino tutte su un unico passaggio urbano che si basa sulla rigenerazione, che però affronta l’atavica diatriba in merito al come intervenire nella realtà consolidata e nei centri storici. Dovremmo chiamare la rigenerazione “giusta”, “rigenerazione olistica”, andando oltre quella edilizia, e guadando del tessuto urbano, compresi i suoi vuoti. Ecco che quando si fa un investimento di progettazione su manufatti della memoria e della storia, va sempre tenuta in considerazione la quota di sostenibilità sociale

Le città si evolvono e si trasformano per andare incontro ai bisogni, alle aspettative, che si modificano anche esse, col tempo, di chi le abita. Ogni periodo storico ha apportato cambiamenti dando il proprio contributo secondo la propria sensibilità e cultura, seguendo lo “spirito del tempo”. Sovrapponendosi ed integrandosi con l’esistente, le architetture dei diversi periodi hanno conformato la “forma urbis” di oggi. «Così come è avvenuto nel corso dei secoli, le città e gli edifici – conferma Daniela Porro, soprintendente speciale per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio di Roma – vengono utilizzati e trasformati, molto spesso vengono cambiati la funzione e l’uso nel tempo. Davanti agli occhi abbiamo molti edifici, abbandonati e quindi non manutenuti, che gravano sul contesto e sui cittadini, ovviamente. Nel rispetto di quelli che sono i vincoli imposti dalla legge, bisogna pensare che palazzi e stabili debbano continuare a vivere e far conciliare in maniera ragionevole e rispettosa la storia con la vita attuale».  


Però è vero che quando si accenna alle Sovrintendenze spesso si parla di ostacoli ai tempi certi, a un certo immobilismo che frena la trasformazione naturale delle città.


«Sui tempi, interferiscono altri fattori determinanti. A Roma, per esempio – racconta l’architetto Porro – la Sovrintendenza speciale ha un numero di pratiche che supera le 50mila, è difficile andare “veloci”. L’esame di una richiesta complessa dev’essere effettuata con la cura e l’attenzione necessaria e con una collaborazione stretta tra i professionisti con i nostri tecnici», precisa la Porro. 

A Roma ci sono moltissimi interventi in corso d’opera, la Sovrintendenza è interessata a molte richieste di trasformazione di grandi edifici «soprattutto ricettive, come quelle di piazza Augusto Imperatore (e il riferimento è ad esempio al nuovo Bvlgari Hotel», spiega la Sovrintendente. «Ma attenzione, noi abbiamo un compito fondamentale, che non deve mai sfuggire dall’obiettivo principale: abbiamo il dovere di conservare il patrimonio per le generazioni future. Il patrimonio immobiliare deve, per andare avanti, essere usato, ma con questo focus sempre presente. Deve sempre sapersi misurare con la storia in modo adeguato», conclude la Porro.

Per approfondimenti leggi anche:

Quale valore per la bellezza? Storie, dati e opportunità

Conservare o trasformare, la città rivive mettendo al centro il progetto

In copertina: Roma. Ph. ©Julia Solonina via Unsplash

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Francesca Fradelloni
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