09-02-2021 Francesca Fradelloni 4 minuti

Borghi vendesi a 1 euro, ma in saldo anche stazioni e fari

Dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, i sindaci rigenerano i piccoli centri e le aree dismesse con vendite a ribasso

Tutta l’Italia a sottocosto per salvare i suoi patrimoni abbandonati. Nel sito internet casea1euro.it si spiega nei dettagli come fare e quali regole seguire.

Ripopolare la montagna, ma più in generale ripopolare le aree interne. Quei paesini ricchi di storia e di paesaggi mozzafiato che sono ormai disabitati. Questa è la volta della Valle d’Aosta, ma in principio fu la Sicilia. 
Dalla provincia di Palermo al Valpelline, il passo è breve. Stefania Clos, sindaco di Oyace, è l’ultima di una lunga lista. Pochi giorni fa ha lanciato l’iniziativa “Case a 1 euro”, la prima in Valle d'Aosta. Il suo villaggio di 200 persone, patria della sagra della fontina, a quasi 1.377 metri di quota, a 20 chilometri da Aosta, sulle sponde del torrente Buthier, sarà al centro della campagna vendita delle sue case più fatiscenti e disabitate. La Clos ha pubblicato sul sito istituzionale un bando per raccogliere le adesioni dei cittadini proprietari d'accordo a cedere gli immobili per la somma simbolica di un euro a chi fosse interessato a ristrutturarli. Cifra simbolica, certo, ma che, proprio per questo, si prefigge l'obiettivo di favorire l'insediamento abitativo delle famiglie, di dare una spinta al turismo e di agevolare il commercio locale. 


L'iniziativa è già attiva in altri borghi d'Italia. Il progetto è però ancora nella fase iniziale: tante già le richieste, ma al bando non ha ancora risposto nessun proprietario.


Proposte come quella di Oyace accollano diversi oneri all'acquirente: le spese notarili, le volture e l'accatastamento, per esempio, ma anche, l'impegno di far partire un piano di ristrutturazione dell'immobile. Tuttavia, c'è pur sempre un buon risparmio. 

Dalla Sardegna al Molise, dalla Puglia alla Basilicata e poi ancora Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Toscana. Tutta l’Italia a sottocosto per salvare i suoi patrimoni abbandonati. Nel sito internet casea1euro.it si spiega nei dettagli come fare e quali regole seguire. E con la strategia della rigenerazione a basso costo sono stati resi disponibili, nel tempo, tanti altri siti, non solo case. Fari, aree dismesse, zone militari e stazioni impresenziate delle Ferrovie Italiane. Tutti in vendita o in donazione per ritrovare una nuova funzionalità e far rinascere il territorio e l’economia. 

Le stazioni FS non più funzionali al servizio ferroviario sono infatti offerte gratuitamente per le attività e le iniziative di volontariato, a favore di una rigenerazione culturale e sociale dei territori. È lo spirito che anima il rinnovo dell’accordo firmato tra RFI (Gruppo FS) e l’Associazione dei centri di servizio per il volontariato – CSVnet occupata nel sostegno e nella promozione del terzo settore. Si chiama Volontariato in stazione ed è un progetto pluriennale che vede il gruppo Fs mettere a disposizione gratuitamente questi spazi delle stazioni italiane per un riuso collettivo e virtuoso del patrimonio ferroviario. Oggi sono in tutto 1.482 i contratti sottoscritti con il mondo del no profit che interessano 403 stazioni del network. Questo procedere, inoltre, va dritto a immettere processi virtuosi di rigenerazione territoriale e urbana e a viverli come argini efficaci contro ogni travalicante consumo di suolo e di spazi.

Bisogna anche dire che alla ripresa dello sviluppo economico e sociale dell’Italia una nuova strategia capace di toccare ogni zona del nostro Paese, anche la più marginale, può contribuire a creare lavoro, realizzare inclusione sociale e ridurre i costi dell’abbandono del territorio. Non sono numeri da poco. Secondo i dati forniti dalla “Strategia nazionale per le aree interne”, vive in queste aree circa un quarto della popolazione italiana, in una porzione di territorio che supera il sessanta per cento di quello totale e che è organizzata in oltre quattromila Comuni. Una parte rilevante delle aree interne ha subito gradualmente, dal secondo dopoguerra, un processo di marginalizzazione segnato da: calo della popolazione, talora sotto la soglia critica; riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio; offerta locale calante di servizi pubblici e privati; costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Effetti negativi su tutto in territorio nazionale. 

Inoltre, riqualificare le aree dismesse del Paese, valorizzando gli immobili pubblici sottoutilizzati o in stato di abbandono in chiave economica e sociale, attraverso forme di partenariato pubblico-privato, è l’obiettivo dell’intesa sottoscritta qualche giorno prima di Natale dall’Agenzia del Demanio e dalla Struttura di Missione Investitalia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un’intesa istituzionale finalizzata ad individuare, strutturare e implementare iniziative per la realizzazione di strategie di sviluppo territoriale, sostenibilità e innovazione, funzionali a politiche anticicliche di investimenti, al sostegno alla crescita economica e all’attrazione di capitali privati in zone abbandonate. 

In copertina: Oyace (Ao). Foto di Patafisik – Opera propria, CC BY-SA 3.0

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Francesca Fradelloni
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