02-08-2022 Paola Pierotti 9 minuti

Sulla delibera del Campidoglio scatta il dibattito

Gli architetti chiedono partecipazione e coinvolgimento

Venerdì 29 luglio è stata approvata la delibera con le linee di indirizzo per la costituzione del “Laboratorio Roma050 – Il futuro di una Metropoli-Mondo”, rivolto alle iniziative per la diffusione di strategie di innovazione urbana e politiche di sostenibilità ambientale per Roma Capitale. Un lavoro di 18 mesi. Un programma da 750mila euro nell’ambito del quale è prevista la consulenza dell’architetto Stefano Boeri e la costituzione di una squadra di giovani professionisti. Boeri nella Capitale per coordinare un laboratorio sulla città è il casus belli: la polemica scoppia sulla stampa, la delibera (che chiude peraltro un iter avviato la scorsa primavera) viene approvata, sui social corre il malumore, partono le petizioni. È una critica al metodo, una presa di distanza dall’idea di delegare ad un professionista (e non romano) il coordinamento di questo processo, una battaglia per la “cultura”, un appello alla “partecipazione”. Una storia che ha a che fare con una distanza tra istituzioni e mondo delle professioni, con un mercato troppo povero di occasioni.

Più in dettaglio.

La notizia è stata anticipata in un articolo sul Messaggero. Seguita il giorno dopo da altre uscite stampa come quella di Repubblica che ha raccolto le voci di studi come Fuksas e Labics. «Caro sindaco – si legge nella lettera firmata da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, partner dello studio Labics – le chiediamo di poter considerare un cambio di strategia, abbandonando la strada più facile che è quella dei nomi facilmente spendibili agli occhi della stampa, per assumere un atteggiamento più coraggioso, aperto, pluralista». Un fiume di commenti su tutti i social network e nel weekend anche la presa di posizione dell’Ordine degli architetti di Roma. Nelle ultime ore si è aggiunta una petizione su change.org lanciata da Susanna Tradati dello studio Nemesi. «Sarebbe necessario – si legge in un passaggio – coinvolgere le forze migliori della città costituendo un vero laboratorio pluridisciplinare che, lavorando in stretto contatto con l’amministrazione e gli ordini professionali, ma anche con le energie migliori del territorio, elabori un sistema di proposte coordinate su cui costruire una visione di lungo periodo ed un consenso largo e condiviso».

Un weekend burrascoso: l’Ordine degli architetti di Roma ha scritto al Campidoglio chiedendo chiarimenti, ma la delibera anticipata dal Messaggero era ormai sulla via dell’approvazione. E l’epilogo è stato inevitabile. Così il presidente Alessandro Panci, a proposito dell’ultima decisione: «Noi non ci stiamo, daremo voce ai nostri 20mila iscritti. Nonostante avessimo allertato (meno di 48 ore prima, ndr) il sindaco Gualtieri e la sua giunta sui rischi di un piano che non prevedesse bandi o manifestazioni di interesse, sono andati avanti approvando la delibera». L’Ordine intanto ha ricevuto una lettera dal sindaco Gualtieri che ha rassicurato «ci sarà lavoro per tutti», e ribadisce di aver instaurato un colloquio diretto con lo stesso sindaco durante il Festival dell’Architettura e sottolinea l’inversione di marcia, invitando a questo punto «alla Casa dell’Architettura l’architetto Boeri e l’amministrazione, a partecipare a un talk aperto ai professionisti e alla cittadinanza, ove poter conoscere i contributi delle diverse realtà e istituzioni da tempo impegnate a dare il proprio supporto all’amministrazione per un modello di sviluppo della Roma futura».


Attorno a Laboratorio Roma050 l’amministrazione vuole costruire un grande piano di rigenerazione urbana.


La questione non è però nata ieri. Dalla delibera si evince infatti che «il sindaco di Roma ha invitato l’architetto Stefano Boeri, attraverso un contratto di consulenza (di cui alla determinazione dirigenziale n. RA12264 del 09/03/2022), quale esperto di chiara professionalità e competenza nei settori della pianificazione urbana sostenibile e della rigenerazione urbana, a partecipare e contribuire all’elaborazione di una visione futura per la città di Roma. Al tal fine – si legge nel testo – l’architetto Boeri ha presentato all’amministrazione capitolina specifica ipotesi progettuale denominata “Laboratorio Roma050 – Il futuro di una Metropoli-Mondo”, (prot. Dipartimento PAU n. 10644 del 24/06/2022 e successiva nota prot. 130284 del 29/07/2022) che prevede l’istituzione di un laboratorio finalizzato a contribuire all’elaborazione di una strategia complessiva di rigenerazione urbana e ambientale per la città di Roma e il suo vasto territorio». Da marzo ad oggi non sono mancate le relazioni e gli incontri istituzionali, ma evidentemente il Laboratorio non è stato oggetto di condivisione.

Ordini, singoli professionisti, mondo dell’accademia hanno manifestato apertamente il proprio dissenso. I titoli sulla stampa? “Rissa tra archistar sull’ingaggio a Boeri. No a incarichi diretti” (Repubblica, 30 luglio), “Gli architetti gelano Gualtieri” (il Tempo, 31 luglio), “Gualtieri: Boeri? Un consulente. Gli architetti: Ci voleva il bando” (Repubblica, 1 agosto), “Gli ingegneri: Consulenza Boeri? Non serve un deus ex machina che salvi Roma” (Dire, 1 agosto). Tra le premesse nella delibera si citano però «le proficue collaborazioni con il mondo scientifico ed accademico, nonché con vari ordini professionali con specifici protocolli d’intesa; tali collaborazioni – si dettaglia – si sono estrinsecate in varie attività volte al rilancio della città e al contributo delle professioni e del mondo universitario a svariati progetti tra cui alcuni di rilevante valore, legati al Pnrr, ovvero alla candidatura Expo 2030, come il protocollo d’intesa sottoscritto con lo stesso Ordine degli architetti di Roma, dal Comitato promotore Expo 2030 per lo sviluppo di progetti di rigenerazione della città attraverso il ricorso a concorsi di progettazione. In tale ottica – si legge – risulta opportuno affiancare e supportare le strutture capitoline con gruppi di lavoro qualificati in grado di elaborare progettualità di alto profilo qualitativo che, nello stesso tempo, rappresentino un investimento duraturo nel tempo, incrementando il patrimonio di sapere e conoscenze in seno all’amministrazione capitolina».

Il nuovo laboratorio quindi come uno degli strumenti. E la visione? Dal Campidoglio l’impegno a mettere in moto un grande piano a partire dalle linee programmatiche per il l’amministrazione: la Roma di domani; la città che funziona; che cresce e lavora; che include e non lascia indietro nessuno. «Attorno a questo disegno – si legge nella delibera – l’amministrazione capitolina vuole costruire questo grande piano di rigenerazione urbana, che restituisca alla città una forma e un ordine coerenti con i bisogni e le vite delle romane e dei romani e che contenga ed integri aspetti di inclusione sociale. Le linee strategiche e programmatiche che Roma Capitale intende perseguire sulla base delle più attuali politiche mondiali di sostenibilità ambientale – innovazione e la digitalizzazione – inclusione e coesione sociale, richiedono approfondimenti specialistici, confronti e capacità di esprimere progettualità e visione del territorio, con effetti che si rifletteranno nel breve, medio e lungo periodo nonché sugli investimenti e sullo sviluppo della città. Le nuove sfide della Capitale necessitano della messa in campo di un sistema di competenze (urbanistica – architettura, sociologia – economia, grafica, comunicazione – social, Urban data scientist), in grado di sviluppare obiettivi ed azioni progettuali sui temi della mobilità, della biodiversità, della resilienza e del metabolismo urbano».

Prossimi passi? «Appare irrinunciabile per Roma Capitale avviare specifiche attività volte a realizzare un confronto con le istituzioni del territorio metropolitano interessato, in un’ottica di area vasta, dai possibili interventi di sviluppo connessi alle strategie sopra richiamate; coinvolgere – si legge nella stessa delibera approvata il 30 luglio – le competenze professionali e specialistiche delle istituzioni scientifiche, al fine di sviluppare e definire congiuntamente i contenuti delle progettualità volte al raggiungimento degli obiettivi sfidanti posti dal momento storico attuale».

E quindi la mission del Laboratorio Roma050? Sollecitare azioni in grado di favorire un processo di transizione ecologica che porti la città a diventare una vera e propria Metropoli Arcipelago: «non solo una metropoli costituita da quartieri, rioni e borgate dotate di una loro identità e realmente in grado di offrire ai loro cittadini i servizi e le infrastrutture necessarie, ma anche una metropoli che nel suo insieme si avvia ad una radicale modernizzazione nelle infrastrutture della mobilità, del ciclo dei rifiuti, delle acque e del verde urbano». Dalla stessa delibera il chiarimento: il Laboratorio “Roma050” intende coadiuvare l’amministrazione nella messa a sistema dei contenuti dei diversi protocolli urbani che la città di Roma sta adottando, come sopra evidenziati, perseguendo così una strategia di mitigazione e riforestazione, di de-impermeabilizzazione e bonifica dei suoli, allineandosi alle indicazioni sulla mobilità del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums). Il Laboratorio si pone l’obiettivo di contribuire, in coerenza con le altre iniziative precedentemente richiamate e predisposte dall’amministrazione, a definire una visione di Roma a lungo termine e modulata attraverso diverse fasi attuative, programmate in relazione ai diversi appuntamenti a cui la Capitale è chiamata a partecipare, con tre principali orizzonti temporali di sviluppo: il 2025 (inaugurazione del Giubileo e fine mandato della giunta del sindaco Roberto Gualtieri, ma anche termine degli investimenti del Pnrr), il 2030 (con Roma Expo, il riferimento all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e Piano europeo per l’energia e il clima e la fine del mandato della giunta 2025/30) e ancora il 2050 (appuntamento protocolli internazionali – Climate-neutral – e ancora Giubileo).

Da chi sarà composto il team. Si parla di un responsabile del progetto e coordinatore del team di lavoro, di due progettisti senior – ingegneri o architetti di comprovata esperienza in campo architettonico e urbanistico e di rigenerazione urbana a livello nazionale e internazionale, di dieci progettisti junior – under 35 con specifiche conoscenze e specializzazioni, e che hanno avuto già esperienze di studi e ricerche su Roma di cui ne conoscono la ricchezza e la complessità (suddivisi in 5 architetti/urbanisti, un architetto per la grafica e la rappresentazione, un urbanista per Data science for urban design, un ingegnere della mobilità; un architetto paesaggista e un esperto di protocolli di sostenibilità ambientale) «In considerazione degli specifici e peculiari contenuti della ipotesi progettuale e delle correlate attività in essa contenute e facenti capo ai progettisti costituenti il team di lavoro denominato “Laboratorio Roma050”, si ritiene di individuare nella figura dell’architetto Stefano Boeri, professionista di chiara fama, quale coordinatore del citato team».

Il soggetto organizzatore del Laboratorio Roma050 sarà Risorse per Roma spa: la società strumentale “in house providing” a totale partecipazione pubblica, operante nei settori della pianificazione urbanistica e territoriale, della progettazione europea, della valutazione e alienazione del patrimonio immobiliare, dei servizi di ingegneria e delle analisi e degli studi sullo sviluppo socio-economico della città.

Cultura, governance, partecipazione, ruoli e responsabilità. Sono passati tre mesi dall’incontro dal titolo “Roma riparte” promosso dall’assessorato all’Urbanistica guidato da Maurizio Veloccia per rilanciare un patto pubblico-privato per correre su Expo, rifiuti e rigenerazione urbana. In quel contesto un altro architetto di chiara fama come Carlo Ratti era stato presentato come consulente creativo per la visione strategica di Expo 2030 Roma, già nominato a marzo. A fine maggio intanto l’assessorato al Patrimonio guidato da Tobia Zevi aveva scelto la strada degli stati generali per fare un punto sul tema della casa. Strade alternative: grandi nomi o occasioni di partecipazione.

Roma cerca la sua strada, è parte del Network 100 Resilient Cities, lanciato e finanziato dalla Fondazione Rockfeller per supportare le città partner nella costruzione di una strategia di Resilienza urbana; ha sottoscritto il Patto globale dei sindaci per il clima e l’energia, il più grande movimento di enti locali impegnati sul cambiamento climatico, che riunisce più di 7.500 aderenti, con il conseguente impegno, attraverso l’approvazione del Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima, di ridurre le emissioni di gas serra del proprio territorio di almeno il 40% entro il 2030; partecipa ai lavori dell’U20 (la rete delle città degli stati membri del G20) per l’elaborazione delle linee strategiche da portare all’attenzione dei governi nazionali; è parte della rete internazionale C40 Cities (nell’ambito del quale ha avviato anche in concorsi dell’iniziativa Reinventing Cities). Intanto sono passati i primi 10 mesi di mandato. La delibera sul Laboratorio è approvata, il futuro dell’architettura a Roma è tutto da disegnare.

Foto di copertina: Stefano Boeri

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Paola Pierotti
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