22-01-2020 Elena Pasquini 3 minuti

Ance: stima positiva per il comparto costruzioni ma non sufficiente per lo sviluppo

All’economia debole si aggiunge il costo della burocrazia: pochi investimenti e gestiti male bloccano il recupero di circa 50mila posti di lavoro

Dobbiamo fare in modo che le poche risorse stanziate non si perdano nei rivoli autorizzatori. Bene la sperimentazione del “piano spagnolo”
Gabriele Buia

Questione di Pil, di burocrazia, di scelte di politica economica. La crescita del settore delle costruzioni permetterebbe al Paese di recuperare mezzo punto di Pil l’anno, consentendo di riallinearci agli altri Paesi dell’Unione europea, sostiene la nota di sintesi dell’Osservatorio congiunturale Ance di inizio 2020.

Ma se la stima formulata dall’Associazione per il 2019 è di una crescità degli investimenti in costruzioni del 2,3% in termini reali, resta il rischio di una “stagnazione fisiologica” per il decennio appena iniziato, anche in relazione alle scelte di politica economica ispirate più al sostegno dei consumi che agli investimenti. I dieci anni appena conclusi, infatti, hanno impoverito il settore che si trova oggi con 130mila imprese in meno, 642mila lavoratori non più impiegati e una crisi che è arrivata a colpire anche le imprese più strutturate. Non solo: il comparto è cambiato. Esiste un ritardo nell’allineamento tra la crescita del numero degli scambi e quello dei prezzi, con le aste pubbliche che deprimono le valutazioni. Senza tener conto della qualità degli immobili scambiati, visto il crollo della nuova edilizia residenziale e la crescita della manutenzione straordinaria.

I dati dell’Osservatorio registrano una dinamica positiva iniziata nel 2017 per gli investimenti in nuove abitazioni, comparto che aveva visto contrarsi del 70% i livelli produttivi a partire dal 2008, e la prosecuzione dell’andamento in riqualificazione del patrimonio abitativo grazie anche alla proroga fino a tutto il 2020 dei bonus fiscali per ristrutturazioni e riqualificazione ediliia.
Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali crescono del 2,5% in. termini reali, con dubbi sulla tenuta nel 2020 per una decrescita di quali l’8% delle nuove superfici concesse.

Il segnale più incoraggiante è quello che arriva a livello locale, dove lo sblocco degli avanzi di amministrazione degli enti locali hanno permesso un aumento della spesa in conto capitale (+16% nei primi dieci mesi del 2019). Diversa la questione “grandi infrastrutture” per i grandi enti di spesa come Ferrovie e Anas: i tempi lunghissimi di approvazione dei Contratti di Programma hanno determinato un allungarsi dei tempi rispetto alla programmazione.

Le previsioni per il 2020 dimostrano, osserva l’Ance, che siamo in presenza di un’occasione mancata per la ripresa vigorosa del comparto costruzioni. La stagnazione dell’economia italiana e il rallentamento dell’economia generale avrà necessariamente un impatto sui livelli produttivi delle costruzioni ridimensionando i primi dati positivi riscontrati nel 2019. Al centro delle valutazioni la manovra di finanza pubblica che penalizza la spesa in conto capitale. La Manovra, nelle stime dell’associazione dei costruttori, produrrà un effetto peggiorativo sul livello degli investimenti pubblici quantificato in 860 milioni di euro in meno rispetto a quello previsto per il 2020 dalle precedenti leggi di bilancio.
«Si promette per gli anni a venire, si taglia sul presente» afferma Fabio Monosilio, direttore del Centro Studi, presentando i dati: «Mantenendo queste curve di crescita, arriveremo ai livelli precrisi tra 25 anni, nel 2045».
«Non ci saremo più nel 2045 – ha sottolineato Gabriele Buia, presidente Ance – Il settore delle costruzioni ha bisogno di misure specifiche, subito, perché il 2% di crescita va letto in un quadro di sistema altalenante, fiaccato dalla crisi». La proposta è quella di accorciare la filiera della spesa, dando finanziamenti a un nuovo “piano spagnolo” che nella sua prima applicazione ha dato buoni risultati, seppure potesse far leva su risorse insufficienti.

Sotto la lente del presidente Ance i dati emersi dalla ricerca della Fondazione Promo Pa “Investimenti pubblici e burocrazia: cause costi sociali e proposte”, cui era seguita la riflessione di Gustavo Piga, professore di Economia di Tor Vergata. Alla luce dei dati emersi erano state tre le direttrici:

  1. intervenire con meno norme e meno interpreti
  2. rendere conveniente il “fare” e non l’attesa
  3. realizzare una costituente amministrativa guardando alla concretizzazione delle scelte e non alla gestione burocratica dei processi.

In sintesi, ha spiegato Piga, c'è necessità di una golden rule, accompagnata da una spending review vera e dal finanziamento degli investimenti pubblici. Per immettere una iniziezione di fiducia agli investitori e al mercato e invertire la rotta.

La scheda di sintesi dell’Osservatorio

Le slide di presentazione dei dati

La presentazione della ricerca Promo Pa 

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Elena Pasquini
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